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“Trump ha bloccato l’attacco di Israele ai siti nucleari”: il clamoroso retroscena svelato dal New York Times

Pubblicato: 17/04/2025 14:18

Israele era pronto ad agire. I piani per colpire i siti nucleari iraniani erano fissati per maggio. Ma Donald Trump, dopo essersi confrontato con la sua amministrazione e con i vertici militari, ha bloccato tutto. Lo rivela il New York Times, citando dirigenti dell’amministrazione e altre fonti ben informate.

Il presidente americano ha scelto la strada dei negoziati. Nonostante la sua posizione molto dura nei confronti del regime di Teheran, che aveva fatto pensare a un inasprimento dei rapporti in occasione del suo ritorno alla Casa Bianca, Trump preferisce un accordo con l’Iran per limitare il suo programma atomico, piuttosto che autorizzare un attacco che potrebbe incendiare la regione.

Una decisione maturata dopo lunghi dibattiti

La scelta è arrivata dopo mesi di confronto interno. Da un lato i falchi storici della politica estera Usa. Dall’altro consiglieri più prudenti, convinti che un’azione militare non fermerebbe l’Iran, ma rischierebbe di scatenare una guerra su larga scala. Qui si evidenzia ancora una volta la dicotomia fra le dichiarazioni pubbliche e la comunicazione aggressiva del Presidente Usa e un comportamento molto più ponderato quando si tratta di passare all’azione.

Trump ha quindi deciso di non appoggiare l’iniziativa israeliana, di fatto bloccandola e impedendo che la situazione in Medio Oriente diventasse ancora più tesa e imprevedibile. E per ora Washington si mantiene sul terreno diplomatico, anche se resta allerta.

Israele era pronto all’attacco, ma serviva il via libera Usa

Secondo le informazioni raccolte dal New York Times, i vertici israeliani avevano preparato piani dettagliati per colpire i siti nucleari di Teheran. Si aspettavano, o almeno speravano in un sostegno americano. E non solo un sostegno sul fronte politico, ma anche su quello militare.

La collaborazione con gli Stati Uniti sarebbe stata fondamentale per passare all’aqzione. Ma anche per difendersi dalle prevedibili rappresaglie iraniane. La sinergia con l’esercito americano, agli occhi dei vertici di Tel Aviv, avrebbe assicurato a Israele l’efficacia dell’attacco. La manovra militare, infatti, avrebbe visto Washington come parte attiva.

L’Iran, indebolito militarmente ed economicamente, non si può permettere in questa fase di tirare troppo la corda. Il Paese è scosso anche da tensioni interne e da dispute sulla leadership. Per questo Teheran ha manifestato la sua apertura a nuove trattative. E anche questo ha pesato nella decisione di Trump.

Per ora, la linea della Casa Bianca è chiara: meglio guadagnare tempo e frenare Teheran con la diplomazia, che rischiare l’escalation. Perché di focolai di guerra ne mondo ce ne sono già abbastanza, e se il Medio Oriente tornasse a essere una polveriera sarebbe un grosso problema per tutti.

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Ultimo Aggiornamento: 17/04/2025 15:02

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