Vai al contenuto

Il piano micidiale per uccidere il capo ultrà italiano: come in un film, agghiacciante

Pubblicato: 18/04/2025 13:12

Un piano studiato nei dettagli, una trappola tesa con fredda lucidità. Tutto era già predisposto: la buca scavata, la calce viva acquistata e il veleno pronto a finire in una tazzina di caffè. Un’esecuzione mascherata da incontro amichevole, che avrebbe dovuto porre fine alla vita di un esponente di spicco del tifo organizzato. Un gesto estremo all’interno di una lunga scia di rivalità e vendette.

Solo più tardi, si scopre che l’obiettivo era Andrea Beretta, noto negli ambienti ultras per il suo ruolo di vertice in uno dei gruppi più influenti delle curve italiane. La sua testimonianza, ora al centro di un’indagine della Dda, svela i retroscena di una vera e propria guerra di potere interna a un’organizzazione parallela che ruota attorno allo stadio. In gioco c’erano affari illeciti legati a merchandising, biglietti, parcheggi e rapporti con ambienti criminali. Un mondo in cui la fede calcistica si fonde con dinamiche mafiose.

A progettare la sua eliminazione, secondo le sue dichiarazioni, Marco Ferdico – figura di rilievo della tifoseria organizzata – assieme al padre Gianfranco e ad Antonio Bellocco, giovane affiliato a una cosca calabrese che si sarebbe infiltrato nel direttivo proprio grazie ai contatti familiari e al supporto dei Ferdico. «Mi ha avvisato Daniel D’Alessandro», racconta Beretta agli inquirenti. Conosciuto come “Bellebuono”, D’Alessandro era già coinvolto in un altro delitto su commissione, quello del precedente leader della curva, Vittorio Boiocchi.

L’avvertimento è chiaro: «Ti offriranno un caffè con benzodiazepine, poi ti uccideranno. La buca è pronta. Hanno preso la calce. E faranno sparire la tua auto portandola in Francia per simulare la tua fuga». Quando, verso fine agosto, l’invito alla famigerata cascina arriva davvero, Beretta capisce che il piano è reale. L’abbraccio di Ferdico gli pare più un controllo, come se cercasse un’arma addosso. Ma Beretta è andato all’appuntamento disarmato.

La notte seguente il piano cambia: non più un avvelenamento, ma un agguato. È allora che Beretta decide di agire prima. Il 4 settembre, all’appuntamento fissato da Bellocco davanti a una palestra, lo affronta e lo uccide a coltellate. «Cos’è questa storia che vuoi ammazzarmi?», gli avrebbe detto prima di colpirlo. Un colpo di scena che ha dato il via a un’inchiesta che ora svela il volto oscuro delle curve.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure