Vai al contenuto

Trump shock sull’Ucraina: “Se si comportano da stupidi ce ne andiamo”

Pubblicato: 18/04/2025 22:21

Se una delle due parti si comporta da stupida, siamo pronti ad andarcene dal tavolo dei negoziati”. La frase, ruvida e tagliente, è di Donald Trump, tornato alla Casa Bianca e determinato a imprimere una svolta nel conflitto tra Russia e Ucraina. L’obiettivo dichiarato è “fare un accordo velocemente”, ma il prezzo della velocità rischia di essere una pace imposta, modellata secondo le esigenze di Mosca e l’impazienza americana.

Trump ha voluto chiarire che “la Russia non mi sta prendendo in giro, io sto solo dando una mano”, rispondendo alle critiche sollevate anche dentro la sua stessa amministrazione. Il segretario di Stato Marco Rubio, figura chiave nella nuova diplomazia trumpiana, aveva lasciato intendere un certo nervosismo sul comportamento russo. Ma il presidente ha ribadito il suo approccio: negoziare, ma alle sue condizioni.

E le condizioni iniziano a delinearsi. Secondo fonti citate da Bloomberg, gli Stati Uniti avrebbero presentato agli alleati europei un piano per congelare il conflitto, lasciando sotto controllo russo i territori occupati e alleggerendo il regime sanzionatorio contro Mosca in cambio di un cessate il fuoco duraturo. Una prospettiva che trova conferme nelle parole dell’inviato speciale Steve Witkoff, uomo di fiducia di Trump, che ha incontrato Vladimir Putin tre volte nelle ultime settimane. “La Russia potrebbe ottenere alcune regioni, ma non tutte”, ha dichiarato, aggiungendo che “all’Ucraina potrebbe importare meno di alcune regioni se sono di lingua russa”.

Il riferimento è chiaro: Crimea, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporozhzhia. Cinque nomi che, per Kyiv, rappresentano la posta intangibile della sovranità nazionale. Ma che per la nuova amministrazione americana sembrano diventare merce di scambio in una trattativa lampo.

Nel frattempo, sul campo, si continua a combattere. Ma si continua anche a negoziare. Domani, in coincidenza con la Pasqua, Russia e Ucraina effettueranno uno scambio paritetico di 246 prigionieri, tra cui 46 soldati feriti, grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti. Il totale dei prigionieri scambiati finora attraverso questa diplomazia parallela arriva a 3.233. È un gesto simbolico, ma non sufficiente a nascondere la profonda asimmetria che si sta delineando nei negoziati.

Zelensky ha già fatto sapere che non accetterà mai il dominio russo su alcun territorio ucraino. E i sondaggi interni confermano il sostegno popolare a questa linea. Ma la pressione americana cresce, e Trump sembra pronto a usare il bastone più che la carota: “ce ne andiamo” non è solo una minaccia, è un messaggio all’Europa e a Kyiv. L’America trumpiana vuole chiudere il dossier Ucraina — non importa come, purché in fretta.

E mentre la pace si discute nei salotti e non più solo nei bunker, l’Europa resta spettatrice. Ma il rischio, oggi più che mai, è che il prezzo della pace venga pagato non da chi la firma, ma da chi è costretto a subirla.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure