
Nel cuore della Settimana Santa, Papa Francesco ha affidato parole profonde e intense ai testi della Via Crucis che si terrà questa sera al Colosseo, guidata dal cardinale vicario di Roma Baldo Reina. Il Pontefice ha scelto di parlare con il linguaggio del dolore, della responsabilità e della speranza, rivolgendosi a un mondo che definisce “a pezzi”.
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“Abbiamo bisogno di lacrime sincere”
Nell’VIII stazione, il Papa scrive: “La nostra convivenza ferita, o Signore, in questo mondo a pezzi, ha bisogno di lacrime sincere, non di circostanza”. Un invito a una compassione autentica e non meccanica, che sappia farsi carico del dolore collettivo.
L’economia che scarta, l’uomo che conta
Dura la riflessione sulla realtà economica globale. Alla VII stazione, il Papa denuncia: “Disumana è l’economia in cui novantanove vale più di uno. Eppure, abbiamo costruito un mondo che funziona così: un mondo di calcoli, algoritmi, logiche fredde e interessi implacabili”. A questa visione contrappone l’“economia divina”, invocando “un cambio di rotta e un cambio di passo”.
La forza della fragilità umana
Nelle sue meditazioni, Francesco si fa voce di tutte le età della vita: “Siamo bambini che a volte piangono, adolescenti insicuri, giovani disprezzati, adulti che hanno sbagliato, anziani che vogliono ancora sognare”. Una visione inclusiva della fragilità, come ponte verso una rinascita spirituale.
Indifferenza e responsabilità: “Pesa più l’egoismo della croce”
Alla seconda stazione, il Papa sottolinea la necessità di restare: “Basterebbe non scappare e restare… Legarci, sentendo che solo così smettiamo di essere prigionieri di noi stessi. Pesa più l’egoismo della croce, pesa più l’indifferenza della condivisione”.

Dio si incontra a terra
Nella terza stazione, Papa Francesco rifiuta la logica del potere: “La via della croce è tracciata a fondo nella terra: i grandi se ne distaccano, vorrebbero toccare il cielo. Invece il cielo è qui, lo si incontra cadendo, rimanendo a terra”. E ribadisce: “L’economia di Dio non uccide, non scarta, non schiaccia”.
Fermarsi per vedere
Nella quinta stazione, un monito alla frenesia quotidiana: “C’è bisogno di chi ci fermi, talvolta, e ci metta sulle spalle qualche pezzo di realtà che va semplicemente portato”. E una preghiera: “Fermaci, Signore, quando non guardiamo in faccia nessuno, quando le notizie non ci commuovono, quando le persone diventano numeri”.
La pace della risurrezione
Nella XIV stazione, il Papa conclude: “Gesù, che sembri dormire nel mondo in tempesta, portaci tutti nella pace del sabato… Allora la creazione intera ci apparirà molto bella e buona, destinata alla risurrezione”. Un messaggio che attraversa la Croce per indicare una via: quella della dignità umana, della giustizia e della pace fra tutte le nazioni.