
C’è una certa luce grigia, nelle mattine di aprile a Roma, che sembra fatta apposta per accompagnare le notizie più dure. Quando una voce importante si spegne, il silenzio che segue è diverso: è pieno, quasi fisico. Non è solo la scomparsa di una persona, ma il vuoto che lascia chi ha saputo raccontare il nostro tempo con parole, immagini e gesti.
È arrivata questa mattina, con la sobrietà di un annuncio privato ma carico di significato. Una figura centrale della scena culturale italiana si è spenta nella sua casa romana, all’età di 68 anni. A comunicarlo è stata la moglie, attrice. I funerali si terranno mercoledì 23 aprile alle ore 12 nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere.

Milanese, cresciuto alla Paolo Grassi, Angelo Longoni è stato autore, sceneggiatore, regista. Ha attraversato con coerenza e passione teatro, cinema e televisione, raccontando le fragilità dell’animo umano con uno sguardo sempre lucido e personale. Le sue prime opere, come “Uomini senza donne” e “Naja”, lo hanno imposto come autore teatrale capace di interpretare il disagio di una generazione. Entrambi i testi sono poi approdati anche sul grande schermo, mantenendo intatta la loro forza narrativa.
Con il tempo il suo lavoro si è aperto anche alla regia televisiva e cinematografica. Indimenticabile la sua rilettura di Caravaggio, affidata alla forza interpretativa di Alessio Boni. Più recentemente era tornato sul grande schermo con “Noi Giuda”, film complesso e provocatorio con Massimo Ghini. Lungo tutto il suo percorso, Longoni ha saputo coniugare rigore artistico e capacità di comunicare con il grande pubblico.
Fondatore del Cendic, ha sempre creduto nella necessità di uno spazio dedicato alla drammaturgia contemporanea italiana. Ha insegnato, scritto, diretto, condividendo la propria visione con le nuove generazioni. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo nel mondo della cultura. Le sue opere restano a testimoniare una voce autentica, capace di attraversare il tempo con intensità e consapevolezza.