
Si erano fermati a prendere un caffè in terrazza. Il mare della Costiera brillava dietro i loro volti sorridenti, il sole disegnava ombre gentili sui tavolini in ferro battuto. Era il giorno perfetto per salire sul Monte Faito.
Nessuno, guardando quei selfie, immaginerebbe la fine. Janan Suliman, 24 anni, aveva il viso rilassato, la pelle dorata dal viaggio, accanto al fratello Thabet, 23. Erano arrivati da Israele per vedere Napoli, la costa, la montagna. Nelle storie condivise si vedevano scorci di bellezza, di spensieratezza. Erano ancora vivi pochi minuti prima. Poi la cabina si è staccata.
Anche Graeme Derek Winn ed Elaine Margaret Winn avevano fatto la stessa scelta. Marito e moglie, inglesi, in vacanza in uno dei luoghi più amati dai turisti del loro Paese. La salita in funivia doveva essere il momento clou, la vista dall’alto, la foto perfetta da mandare a casa. Una vacanza romantica. Una vacanza finita nel vuoto.

Dentro la cabina, insieme a loro, c’era anche Carmine Parlato, 59 anni, dipendente dell’azienda che gestisce l’impianto. Era lì per lavoro, forse per controllare, forse solo per accompagnare. Nessuno di loro è tornato indietro.
L’unico a sopravvivere è stato Thabet. Ricoverato in gravi condizioni, non sa ancora — o forse sì — che la sorella non ce l’ha fatta. Che quella foto, scattata poco prima di salire, è l’ultima che li ritrae insieme.
Oggi quelle immagini si rincorrono sui telefoni e nei ricordi. Volti sereni, ignari. È questo che colpisce più di tutto: la normalità della felicità, interrotta all’improvviso. La bellezza del paesaggio, il desiderio semplice di vedere il mondo dall’alto, e poi l’assenza.
Quella cabina, sospesa tra cielo e terra, portava con sé speranze, risate, sogni. Ora resta solo il silenzio, e quei selfie che sembrano parlare.