
Forza Italia dice no allo stop alla web tax. E lo dice forte. La dichiarazione congiunta firmata da Giorgia Meloni e Donald Trump a Washington, in cui si auspicava un “ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali”, suona per i forzisti come un passo falso. Perché se c’è una discriminazione, spiegano, è semmai a danno delle aziende italiane ed europee.
Il nodo della web tax
Il nodo è il trattamento fiscale riservato alle Big Tech americane. L’abolizione della web tax, prevista nella finanziaria con un’aliquota del 3%, rappresenterebbe secondo Maurizio Gasparri un colpo basso alla concorrenza: “Altro che discriminazione nei confronti dei colossi del web, la vera discriminazione c’è già, ed è contro le nostre imprese”, ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia al Senato. La richiesta statunitense di rimuovere tasse ritenute “ingiuste” si scontra con i numeri: secondo Gasparri, Google, Netflix, Meta e soci pagano oggi molto meno di un editore o di una tv locale. E questo è inaccettabile.
Meloni e la promessa difficile da mantenere
Il punto è che Meloni ha promesso qualcosa che rischia di non poter mantenere. La sua apertura alla cancellazione della web tax — non solo in Italia ma anche in sede europea — è stata letta come una concessione al neorieletto presidente Usa, un tentativo di blindare l’asse Roma-Washington. Ma a Roma il terreno è minato. E lo scontro è interno alla sua stessa maggioranza.
Non è una novità. Già nella scorsa legge di bilancio Forza Italia aveva ottenuto di restringere la web tax alle sole imprese con fatturato superiore ai 750 milioni di euro, lasciando fuori le realtà italiane di dimensioni minori. Un compromesso faticosamente raggiunto, grazie anche all’intervento del vicepremier Antonio Tajani. Ora però tutto rischia di riaprirsi. E i forzisti sembrano intenzionati a dare battaglia.
Le divergenze all’interno della maggioranza
Sul fronte opposto, la Lega appare più morbida. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha lasciato intendere che la tassa può essere rivista. Un segnale che non sfugge in vista della visita di Trump a Roma, prevista tra maggio e giugno, quando il pressing Usa potrebbe farsi ancora più diretto.
L’opposizione attacca
Anche l’opposizione attacca. “Trump ottiene tutto da Meloni: isolare la Cina, vendere più gas e fermare la web tax”, denuncia Pasquale Tridico, eurodeputato M5s. Mentre Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, accusa la premier di “promettere equità fiscale proprio laddove le multinazionali del web non sono mai state penalizzate”.
In bilico tra le ambizioni internazionali e gli equilibri interni, Meloni rischia ora di trovarsi prigioniera della sua promessa. Per accontentare Trump, dovrà convincere prima la sua coalizione. E al momento, Forza Italia non sembra disposta a cedere terreno.