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Vance in Vaticano, è muro contro muro: “In disaccordo su tutto”. Scontro totale

Pubblicato: 19/04/2025 18:46

Nel pieno del Triduo pasquale, tra liturgie austere e silenzi carichi di significato, la visita del vicepresidente Usa JD Vance in Vaticano segna un confronto tutt’altro che risolto. Il leader della seconda amministrazione Trump ha incontrato il cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo Paul Gallagher, ma non Papa Francesco, che domani impartirà la benedizione Urbi et Orbi leggendo integralmente la formula, nonostante le precarie condizioni di salute.

I temi del colloquio: divergenze evidenti

Il colloquio, definito “cordiale” dai comunicati ufficiali, ha toccato i temi più delicati della geopolitica globale: la guerra in Ucraina, il conflitto a Gaza, la questione migratoria e la sospensione degli aiuti umanitari statunitensi. Su tutti, le divergenze sono emerse in maniera evidente. La Santa Sede, come ribadito da Parolin in recenti dichiarazioni, non intende legittimare una “pace imposta” a Kyiv, mentre Washington sembra spingere in direzione opposta.

Sul fronte mediorientale, la strage di Gaza resta una ferita aperta, così come il giudizio del Pontefice sulle politiche migratorie di Trump, bollate senza mezzi termini come “una disgrazia”. Lo stesso comunicato vaticano, stringato e prudente, ha parlato di “scambio di opinioni”, segnalando implicitamente la distanza tra le due visioni. Al centro anche le relazioni con la Cina, altro nodo su cui la Santa Sede e la Casa Bianca marciano in direzioni divergenti.

L’assenza di un incontro con Papa Francesco

Significativa l’assenza di un incontro diretto con il Pontefice, che ha voluto invece presenziare al Venerdì Santo in una Basilica di San Pietro gremita e silenziosa, priva di canti, segni esteriori, ornamenti. Lì, davanti a un altare spoglio, Vance ha incrociato la potenza simbolica di una Chiesa raccolta, in un momento che ha assunto il tono di uno scontro tra due concezioni opposte del cattolicesimo.

Convertito nel 2019, Vance ha più volte cercato legittimazione religiosa per le scelte dell’amministrazione di cui è espressione, arrivando persino a rivendicare una lettura agostiniana della politica americana in contrapposizione alla linea pastorale del Papa. Un atteggiamento che ha provocato mesi fa una lettera durissima di Francesco alla Conferenza episcopale Usa, guidata dal conservatore mons. Timothy Broglio, già vicino ad Angelo Sodano, in risposta a una deriva che sembrava preludere a uno strappo definitivo. Alcuni vescovi, ora, si sarebbero addirittura pentiti del loro appoggio a Trump e Vance durante la campagna elettorale.

La speranza di una collaborazione

Ma non tutto è conflitto. La parte finale del comunicato vaticano si apre alla speranza, auspicando “una serena collaborazione tra Stato e Chiesa cattolica negli Stati Uniti”, riconoscendone il “prezioso servizio alle persone più vulnerabili”. Segno che la tensione interna alla Chiesa americana potrebbe trovare nel confronto con l’esterno una spinta a ricomporsi.

Le manovre per la successione e la resistenza del Pontefice

Nel frattempo, le grandi manovre per la successione di Francesco si fanno più fitte. Alcuni cardinali statunitensi sarebbero dietro una nuova ondata di attacchi mediatici al Papa, compresa una clamorosa denuncia extragiudiziaria all’ONU sul caso Becciu, interpretata in Vaticano come un ulteriore tentativo di delegittimazione.

Eppure, la fragilità del Pontefice, vissuta quasi fino alla morte, ha disarmato molti nemici. La sua resistenza, e il fatto che sia ancora in vita, rendono arduo il tentativo trumpiano di “conquistare” anche la Santa Sede. Non sarà facile come acquistare la Groenlandia o trattare sul canale di Panama.

Il ritorno di Agostino: simbolismo e politica

Nel giorno del ventennale dell’elezione di Joseph Ratzinger, che nel suo stemma papale volle la conchiglia di Sant’Agostino, proprio Agostino torna a essere evocato. Ma non quello manipolato da Vance per giustificare il potere. Bensì il vescovo che pianse il crollo di Roma, e che oggi, forse, vedrebbe vacillare anche la nuova Roma imperiale.

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