Vai al contenuto

Immigrati in Albania, quella cosa non funziona: la scoperta dei giudici

Pubblicato: 20/04/2025 19:07

Un nuovo ostacolo si frappone tra il governo italiano e il suo progetto di gestione dei centri migranti in Albania. Nelle ultime settimane, infatti, i centri sono stati trasformati in centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), ma l’evoluzione di questa vicenda sembra non procedere come previsto. L’ultimo capitolo arriva direttamente dalla giustizia, con un pronunciamento della Corte d’appello di Roma che potrebbe compromettere i piani del governo italiano in materia di immigrazione.

Il giudizio dei giudici: un limite all’accordo con l’Albania

Il 19 aprile, mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi annunciava il rimpatrio del primo migrante dal centro di Gjader, in Albania, un altro scenario si è aperto dal punto di vista giuridico. In particolare, il giudice ha stabilito che, nel momento in cui un migrante già trasferito in Albania chiede asilo, non può rimanere nel Cpr albanese. La sentenza, che ha preso le mosse da un caso specifico riguardante un cittadino marocchino, potrebbe avere ripercussioni più ampie.

Il migrante in questione, transitato per il Cpr di Potenza dopo aver scontato una condanna in carcere, era stato trasferito in Albania in attesa di espulsione. Dopo essere giunto a Gjader, ha fatto richiesta di asilo, sollevando il dubbio sulla procedura legale da seguire. La Corte ha ribadito che, se la domanda di asilo viene presentata in una fase successiva all’arrivo in Albania, il migrante non può restare nel centro e deve essere riportato in Italia.

La falla nell’accordo Italia-Albania

Secondo l’avvocata Ginevra Maccarrone, che ha assistito il cittadino marocchino, la sentenza conferma quanto sostenuto dai legali: l’accordo tra Italia e Albania consente il trattenimento solo di alcune categorie di migranti, come i migranti irregolari e i richiedenti asilo, ma solo se la domanda viene presentata al momento dell’ingresso nel Paese, non dopo. In altre parole, se il migrante presenta la richiesta di asilo in una fase successiva, la procedura deve seguire altri canali, che non possono essere eseguiti in Albania.

L’avvocata Maccarrone ha inoltre sottolineato che questa sentenza non è isolata. Se altri migranti trattenuti a Gjader dovessero presentare domanda di asilo, dovrebbero essere riportati in Italia, poiché la procedura di asilo non può essere svolta in Albania. La Corte, quindi, ha messo in evidenza una “falla” nell’accordo tra i due Paesi, un aspetto che non era stato previsto inizialmente.

Le implicazioni per il progetto del governo

Il progetto del governo di esternalizzare la gestione dei flussi migratori, che ha ricevuto l’approvazione dell’Unione europea, sta quindi incontrando difficoltà pratiche e legali. Come sottolinea Loredana Leo, esperta di diritto dell’immigrazione, la sentenza evidenzia le lacune nell’implementazione dell’accordo, che potrebbe complicare ulteriormente la gestione dei migranti in Albania.

Le implicazioni di questa decisione potrebbero essere estese a tutti i migranti che attualmente si trovano nel Cpr di Gjader. Se questi dovessero chiedere asilo, sarebbero costretti a essere rimandati in Italia, visto che il sistema albanese non è attrezzato per gestire le richieste di asilo in modo conforme alla normativa internazionale.

Sebbene l’accordo tra Italia e Albania sia stato pensato come una soluzione efficace per la gestione dei migranti, le recenti decisioni giudiziarie mettono in luce i limiti di tale approccio, costringendo il governo a rivedere la propria strategia sull’immigrazione. Il futuro di questi centri rimane incerto, mentre la situazione legale si fa sempre più complessa.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure