
Donald Trump è tornato a farsi sentire sulla scena internazionale, lanciando un appello sorprendente affinché Russia e Ucraina concludano un accordo di pace entro la settimana. Una proposta che ha subito fatto rumore, non solo per la tempistica, ma per la formula: “Dopo l’accordo, faranno grandi affari con gli Stati Uniti, che sono prosperi, e faranno fortuna!”. Parole che rivelano una visione prettamente economica della diplomazia, dove la guerra viene trattata come un ostacolo al business, non come una tragedia geopolitica.
Leggi anche: Ucraina, Trump ha deciso: “Ecco il piano per Kiev”. Polemica
Il problema, però, è che la realtà del conflitto ucraino è ben lontana da una soluzione immediata. I combattimenti sul campo non si sono fermati, nonostante annunci di tregue pasquali, e le tensioni tra Mosca e Kiev restano altissime. La posizione dell’Ucraina, che rifiuta qualsiasi concessione territoriale, si scontra con l’offerta implicita americana di congelare la situazione e voltare pagina. Un’opzione che Zelensky e la sua leadership giudicano inaccettabile.
Le parole di Trump, però, vanno lette in una chiave più ampia. Dietro l’ottimismo di maniera e le promesse di ricchezza, emerge una linea strategica ben precisa: trasformare la potenza economica americana in leva diplomatica, offrendo affari al posto di garanzie di sicurezza. È una visione che riflette l’approccio trumpiano alla politica estera: meno interventismo, più transazioni.
Non a caso, nello stesso messaggio, il presidente attacca anche gli imprenditori critici sui dazi, accusandoli di non capire il capitalismo e di non saper fare politica. Si definisce “il più grande amico che il capitalismo americano abbia mai avuto” e rilancia la sua regola d’oro: “Chi ha l’oro fa le regole”. Un motto che suona come una dichiarazione di principio per la sua idea di ordine mondiale: una geopolitica fondata sul potere economico più che sulle alleanze tradizionali.
In questo quadro, l’Ucraina rischia di diventare il terreno simbolico di uno scambio: fine della guerra in cambio di nuovi affari. Ma senza un compromesso reale tra le parti, l’auspicio di Trump rischia di restare una promessa da campagna elettorale, non una via concreta alla pace.