
Aveva lavorato lontano dai riflettori, nel cuore pulsante dell’innovazione italiana. Non cercava titoli, né riconoscimenti, ma i suoi circuiti e le sue intuizioni avrebbero cambiato per sempre la storia dell’informatica. È stato uno di quegli uomini che lasciano un segno invisibile ma profondo, come un codice nascosto nelle fondamenta di un sistema destinato a crescere.
Era il più giovane tra quei pochi selezionati. Quando fu scelto per far parte di un progetto che, ancora senza nome, prometteva di unire la potenza delle macchine alla semplicità dell’uomo, accettò la sfida senza esitazioni. In quegli anni, l’Italia sognava ancora in bianco e nero, ma dentro le stanze della Olivetti di Ivrea, si immaginava già un mondo a colori, fatto di transistor e di visioni.
Il primo a credere in lui fu Pier Giorgio Perotto. Non era facile farsi spazio in un gruppo di ingegneri di talento, ma il ragazzo friulano, con la sua meticolosa dedizione e una spiccata attitudine per l’elettronica, si distinse subito. A soli 27 anni, fu lui a sviluppare la parte elettronica di quello che oggi è considerato il primo personal computer al mondo: la Programma 101.

È morto a 89 anni l’ingegner Giovanni De Sandre
Oggi, a 89 anni, ci ha lasciati Giovanni De Sandre, uno dei protagonisti silenziosi di quella straordinaria avventura tecnologica italiana. Il suo nome forse non dirà molto al grande pubblico, ma è inciso nella storia della rivoluzione informatica. Il funerale si terrà mercoledì 23 aprile alle ore 11, nella chiesa di San Paolo Apostolo a Brugherio, in provincia di Monza e Brianza.
La mente dietro il primo computer da tavolo italiano
Nato a Sacile (Pordenone) il 5 ottobre 1935, De Sandre si laureò in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano nel 1959. L’anno seguente fu assunto in Olivetti. Era il 1962 quando, ancora giovane, mise a punto la parte elettronica della Programma 101, che sarebbe stata presentata al BEMA di New York nel 1965. Un capolavoro di ingegneria e visione, costruito senza microprocessori, con transistor, diodi e condensatori. Per proteggerla dalle mire di General Electric, che nel frattempo aveva acquisito la divisione elettronica Olivetti, il progetto venne strategicamente definito “macchina calcolatrice” anziché “computer”.
Un uomo riservato, un contributo incalcolabile
La sua carriera si è svolta tutta all’interno di Olivetti, tra Ivrea, Milano e Pregnana, sempre nel settore Ricerca e Sviluppo. Figura discreta ma essenziale, De Sandre incarnava l’eleganza della competenza, quella fatta di gesti concreti più che di parole. Nel 2015, in occasione del cinquantesimo anniversario della Programma 101, fu ricevuto a Palazzo Chigi dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme a Gastone Garziera e Massimo Banzi.
Giovanni De Sandre ha lasciato molto più che una macchina: ha lasciato un’idea. Quella che l’innovazione può nascere ovunque, anche in un laboratorio piemontese, anche senza clamore. Basta saper guardare avanti.