
Non è più soltanto una guerra di dazi: è una sfida tra fusoliere, motori e ali d’acciaio. Nelle ultime settimane, la Cina ha deciso di rispedire negli Stati Uniti alcuni aerei Boeing già pronti alla consegna. Una scelta clamorosa, che segna un’ulteriore escalation nella lunga tensione commerciale tra Washington e Pechino.
Secondo quanto riportato da Fox News e Reuters, un Boeing 737 Max con la livrea della compagnia cinese Xiamen Airlines sarebbe atterrato sabato a Seattle, dopo essere stato restituito dal centro di assemblaggio Boeing di Zhoushan. Altri tre jet dello stesso modello avrebbero seguito la stessa sorte nei giorni precedenti, secondo The Air Current.
Una mossa che colpisce al cuore dell’industria Usa
Il gesto è simbolico e sostanziale allo stesso tempo. Da un lato, mostra la volontà di Pechino di colpire uno dei settori simbolo dell’export americano. Dall’altro, rischia di produrre effetti collaterali anche in casa propria. Boeing, infatti, è da anni il principale esportatore industriale degli Stati Uniti verso la Cina: solo nel 2024 ha spedito nel Paese asiatico quasi 12 miliardi di dollari in aerei, veicoli spaziali e componenti.

Nel frattempo, Pechino ha tentato di costruirsi un’alternativa interna, investendo miliardi nel progetto Comac, la casa produttrice cinese con sede a Shanghai. Ma il modello di punta, il C919, vola grazie a tecnologie fornite da colossi americani come GE Aerospace, Honeywell e RTX. Una dipendenza tecnica che rischia di diventare un boomerang in caso di un blocco da parte americana.
Il paradosso del Dragone in volo Boeing
La Cina, nel respingere gli aerei americani, scopre però un fianco fragile: il cielo che tanto ambisce a dominare, dipende ancora dai pezzi pregiati dell’avversario. Persino Xi Jinping, nel suo recente tour nel sud-est asiatico, ha utilizzato un Boeing 747-8 per gli spostamenti ufficiali: un aereo immatricolato B-2479, parte della ristretta flotta presidenziale.
Un segnale chiaro, forse involontario, di quanto la supremazia aeronautica Usa sia ancora salda. Ma non priva di incrinature. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca si è tradotto in un nuovo irrigidimento sulle esportazioni tecnologiche verso la Cina: già nel 2020 il tycoon valutò il blocco del supporto americano a Comac, e oggi potrebbe tornare alla carica.
Un gioco ad alta quota, con rischi per entrambi
Infilare i Boeing nel carrello dei dazi è una mossa audace, ma rischiosa. Per la Cina, potrebbe voler dire rallentare l’autonomia industriale in un settore strategico. Per gli Stati Uniti, potrebbe costare miliardi in mancate vendite. E così, mentre gli aerei tornano indietro, la guerra commerciale arriva nei cieli e sulle piste. Con implicazioni che potrebbero essere pesanti per entrambe e superpotenze.