
Dieci anni fa, in Vaticano, accadde qualcosa che — fosse stato un film — avrebbe mandato in tilt il continuum spazio-temporale. Due uomini vestiti di bianco, uno accanto all’altro, in un abbraccio che sembrava sfidare ogni logica storica. Non era Ritorno al futuro, eppure l’immagine evocava proprio quel tipo di paradosso: un Papa che incontra un altro Papa, anzi, un Papa che incontra se stesso. Ma nulla si spezzò. Il tempo non si fermò. L’armonia cosmica non fu violata.
Benedetto XVI e Francesco, diversi in tutto, eppure capaci di condividere lo stesso spazio, la stessa veste, lo stesso destino. In molti hanno cercato — con zelo o forzature — di leggerli come antagonisti o, al contrario, come compagni di cammino pronti a dividersi una pizza, una birra e una finale dei Mondiali. Ma la realtà è stata più semplice, e per questo più disarmante: nessun dualismo, nessuna fusione. Anche perché, come è noto, Ratzinger non amava il calcio, mentre Bergoglio ha rinunciato alla televisione da decenni.
Eppure, nemmeno quando uscì in Francia un libro firmato dal cardinale Robert Sarah, con la prefazione del Papa emerito, sul tema spinoso del celibato sacerdotale, l’equilibrio si incrinò. Non ci fu polemica, solo stupore mediatico: nessuna ombra di conflitto da parte di Francesco. Anzi.
Nel dicembre 2022, poco prima della morte di Benedetto, Bergoglio tornò a parlare pubblicamente del predecessore, durante la cerimonia di consegna dei Premi Ratzinger. “Come sapete — disse — non mancano per me momenti di incontro personale, fraterno e affettuoso, con il Papa emerito”. E aggiunse: “Tutti sentiamo la sua presenza spirituale e il suo accompagnamento nella preghiera per la Chiesa intera”.
Poi arrivò il 31 dicembre. Benedetto XVI si spense in silenzio, nell’ultima mattina dell’anno. E quella sera, durante il Te Deum, Francesco lo ricordò con parole toccanti. Parlando della gentilezza, il pensiero “andò spontaneamente al carissimo Papa emerito”. “Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile”, disse, esprimendo gratitudine a Dio per il dono che Benedetto aveva rappresentato, e a lui, per “la testimonianza di fede e di preghiera”, per “la forza della sua intercessione” e per i sacrifici offerti silenziosamente per il bene della Chiesa.
Così finì un anno e un’epoca, senza clamore. Senza squarci temporali. Solo con due uomini in bianco, che — nel mistero della storia e della fede — non furono mai rivali. E che oggi, forse, si sono finalmente rincontrati, in un altro abbraccio, questa volta in Paradiso.