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Trump shock, vuole scegliersi il prossimo Papa (ultraconservatore). La strategia

Pubblicato: 21/04/2025 17:54

Donald Trump vuole scegliersi il Papa. La notizia che arriva da Washington è tanto clamorosa quanto significativa: l’amministrazione statunitense, secondo fonti interne al Dipartimento di Stato, intende seguire da vicino la transizione del Vaticano dopo la morte di Papa Francesco, con l’obiettivo dichiarato di sostenere un candidato che possa incarnare una linea più compatibile con i valori e le politiche della Casa Bianca. Mai prima d’ora un presidente americano aveva manifestato una volontà così esplicita di condizionare il Conclave.

Il segnale più chiaro è arrivato dal messaggio ufficiale del segretario di Stato Marco Rubio, che nel porgere le condoglianze ha parlato anche della necessità di “pregare per questo periodo di transizione della Chiesa cattolica”. Un’espressione anomala per un comunicato diplomatico, che sembra indicare un coinvolgimento politico più profondo. A questo si è aggiunta una decisione altrettanto significativa e inedita: Trump ha disposto che in tutti gli Stati Uniti le bandiere vengano issate a mezz’asta in segno di lutto per la scomparsa del Papa. Un gesto mai così solenne da parte della Casa Bianca per un pontefice, che secondo molti osservatori rappresenta un tentativo sottile di accreditare presso l’opinione pubblica americana e cattolica l’interesse diretto dell’amministrazione nella successione.

In parallelo, ambienti vicini a Trump hanno cominciato a promuovere in modo informale i nomi dei cardinali più conservatori, in particolare quello dell’americano Raymond Leo Burke, da anni oppositore di Papa Francesco e riferimento per i cattolici tradizionalisti negli Stati Uniti. La sua figura risponde perfettamente al profilo delineato dalla Casa Bianca: identità, dottrina, disciplina, contrapposizione all’universalismo bergogliano.

Il tentativo di influenzare l’elezione del successore di Francesco si inserisce in una lunga stagione di tensione tra il pontefice argentino e il leader repubblicano. Dalla politica migratoria alla visione della società, passando per la gestione delle crisi globali, i due non sono mai stati sulla stessa linea. Il gelo era evidente fin dalla visita del 2017, quando il Papa si mostrò severo e distante accanto a un Trump sorridente. Una distanza ideologica che si è accentuata negli ultimi mesi, con la ferma condanna di Francesco alla politica delle deportazioni promossa dal vicepresidente JD Vance e gestita sul campo dallo “zar del confine” Tom Homan.

In una lettera ai vescovi americani, il Papa aveva scritto: “Le nazioni hanno diritto a difendersi dai criminali, ma l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la loro terra per ragioni di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento o persecuzione, lede la dignità di molti uomini e donne”. Parole durissime, che richiamavano il Libro dell’Esodo e rivendicavano il diritto dei popoli in fuga a cercare salvezza. La Casa Bianca, per tutta risposta, aveva replicato sottolineando come il Vaticano fosse “una città-Stato circondata da mura”.

Ora, dopo la morte del pontefice, Trump ha rotto il silenzio con un messaggio freddo e tardivo su Truth Social: “Riposa in pace, Papa Francesco! Che Dio benedica lui e tutti coloro che gli hanno voluto bene!”. Una reazione quasi burocratica, molto distante dalle espressioni di cordoglio arrivate dagli altri leader mondiali. Ma è proprio per bilanciare questa freddezza iniziale che la Casa Bianca avrebbe poi deciso di innalzare il tono simbolico con il gesto delle bandiere a mezz’asta, dando l’impressione di una presidenza coinvolta, partecipe, quasi custode del passaggio di testimone nella Chiesa di Roma.

Trump sogna un Papa che difenda l’Occidente, non l’universalismo, che rafforzi l’identità cattolica anziché aprirsi alla diversità, che si opponga alle derive liberal in materia di diritti. La sfida è appena cominciata, e si gioca nei corridoi più segreti del Vaticano. Con un’ambizione che non ha precedenti: mettere un Papa trumpiano sul trono di Pietro.

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