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Un pontificato rivoluzionario, così Papa Francesco ha cambiato il volto della Chiesa

Pubblicato: 21/04/2025 10:20

Il pontificato di Papa Francesco, iniziato nel marzo 2013, passerà alla storia come uno dei più rivoluzionari dell’epoca moderna. Non perché abbia stravolto la dottrina della Chiesa – che, anzi, ha mantenuto nei suoi elementi essenziali – ma perché ha cambiato radicalmente lo stile, le priorità e il linguaggio della Chiesa cattolica, portandola a una nuova stagione di ascolto, di servizio e di apertura al mondo.

Il ritorno al Vangelo delle origini

Francesco ha proposto una Chiesa povera per i poveri, liberata da formalismi e clericalismi, ispirandosi più al Vangelo delle origini che alle logiche istituzionali. Dalla scelta del nome – in onore di San Francesco d’Assisi – fino all’abbandono dei simboli del potere (dall’anello d’oro alla croce pettorale d’argento), tutto il suo pontificato ha seguito il filo conduttore di una semplicità radicale, che non è solo estetica, ma spirituale e teologica.

Una pastorale della misericordia

Il concetto di misericordia è forse il più emblematico del suo magistero. Con l’Anno Santo della Misericordia (2015-2016), l’apertura ai divorziati risposati nella Amoris Laetitia, e l’attenzione costante verso le “periferie esistenziali”, Papa Francesco ha posto la persona al centro, prima della norma. Ha recuperato la dimensione inclusiva del Vangelo, smussando rigidità dottrinali senza rinnegarle, ma inserendole in un contesto più ampio e umano.

Il papa delle periferie (non solo geografiche)

Il primo pontefice venuto dal Sud del mondo ha portato una visione decentrata e globale della Chiesa. Francesco ha parlato da subito dei poveri, dei migranti, degli esclusi, degli scartati. Ha visitato Lampedusa come primo viaggio apostolico, ha denunciato le “culture dello scarto”, ha dialogato con l’islam e con il mondo ortodosso, ha condannato il neocolonialismo e lo sfruttamento ambientale. La sua è una Chiesa che guarda dal basso, non più autoreferenziale ma impegnata in un dialogo concreto con la storia e con l’umanità.

Una rivoluzione ecologica e sociale

Con l’enciclica Laudato Si’, Francesco ha legato in modo indissolubile ecologia e giustizia sociale, introducendo nella teologia cattolica il concetto di “ecologia integrale”. Ha fatto della cura del creato un dovere morale, indicando la responsabilità verso l’ambiente come una forma di amore per l’uomo. È stato il primo pontefice a parlare apertamente di crisi climatica, capitalismo predatorio e necessità di un cambiamento di paradigma globale.

Riforma della Curia e lotta agli abusi

Il pontificato sarà ricordato anche per la lotta alla corruzione interna alla Chiesa e per il tentativo di riformare la Curia romana. Ha centralizzato i processi finanziari, voluto maggiore trasparenza, creato organismi di controllo e tentato di scardinare meccanismi opachi. Ma soprattutto ha affrontato con decisione – non senza critiche – la questione degli abusi sessuali nella Chiesa, chiedendo perdono, aprendo archivi, sostenendo le vittime e introducendo nuove norme più severe.

Un linguaggio nuovo, profetico e vicino alla gente

Francesco ha rivoluzionato la comunicazione della Chiesa. Ha introdotto un linguaggio diretto, empatico, pastorale, che arriva alla gente comune. Le sue omelie a Santa Marta, le interviste, i social, le encicliche scritte in stile accessibile: tutto mostra un pastore prima che un dottore, un uomo capace di parlare al cuore delle persone in un’epoca disincantata.

Una rivoluzione silenziosa ma profonda

La vera rivoluzione di Francesco non è ideologica né dottrinale, ma spirituale, culturale e umana. Ha spostato il baricentro della Chiesa: da Roma al mondo, dal centro alle periferie, dal potere al servizio. Non ha negato la Tradizione, ma l’ha rivitalizzata con lo spirito del Vangelo. In un tempo di crisi globale – sanitaria, economica, ambientale e spirituale – la sua voce ha offerto una proposta alternativa di convivenza, fondata su misericordia, giustizia e fraternità.

Per tutto questo, il suo pontificato sarà ricordato come uno dei più coraggiosi e rivoluzionari della storia della Chiesa cattolica.

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