
“Extra omnes”: fuori tutti. Con questa formula solenne si chiudono le porte della Cappella Sistina, dando inizio a uno dei riti più antichi e riservati della Chiesa cattolica: il Conclave, ovvero la scelta del nuovo Papa. È un evento che richiama tradizioni secolari, ma che oggi si svolge con protocolli aggiornati anche alla luce delle tecnologie moderne.
Secondo le disposizioni previste, l’inizio del Conclave avviene tra il quindicesimo e il ventesimo giorno successivo alla morte del Pontefice. Quest’anno, quindi, le date utili vanno dal 6 al 10 maggio. La comunicazione ufficiale arriva dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio: “Come è stato ufficialmente annunciato, Sua Santità papa Francesco è entrato nella vita eterna questa mattina alle ore 7:45”.
Al momento, sono 135 i cardinali elettori chiamati a partecipare alla votazione, anche se potrebbero essere previste deroghe come già accaduto in passato. I porporati ammessi devono avere meno di 80 anni. Durante il periodo del Conclave, tutti vengono alloggiati a Casa Santa Marta, dove sono sottoposti a isolamento completo: nessun contatto con l’esterno, né telefoni né internet, nel rispetto della segretezza assoluta dell’elezione.

Ogni giorno sono previste due fumate, una intorno a mezzogiorno e l’altra in serata: il fumo nero indica una votazione senza esito, mentre il fumo bianco annuncia che un nuovo Papa è stato eletto. Il voto è espresso su una scheda con la scritta Eligo in Summum Pontificem. Una volta depositata in un’urna, le schede vengono contate e, se nessuno raggiunge i due terzi dei voti, vengono bruciate con un mix chimico che genera fumo nero.
Nel caso invece si raggiunga la maggioranza richiesta, si passa alla fase finale: il decano chiede al candidato se accetta l’incarico e quale nome sceglie. Poi, le schede vengono bruciate con una miscela che produce fumo bianco, simbolo di gioia per l’intera comunità.

Dopo l’elezione, il nuovo Pontefice si presenta sulla loggia della Basilica di San Pietro, accolto da una folla in attesa. Come fece Papa Francesco, con la semplicità del suo “Fratelli e sorelle, buonasera”, dando inizio a un nuovo capitolo della storia della Chiesa.