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Morte Papa Francesco, la coincidenza con Giovanni Paolo II che nessuno aveva notato

Pubblicato: 22/04/2025 10:05

La notizia della morte di Papa Francesco ha scosso il mondo. Un colpo al cuore per credenti e non, per tutti coloro che vedevano in Jorge Mario Bergoglio non solo il capo della Chiesa cattolica, ma un simbolo universale di umanità, dialogo e giustizia. Con lui, il papato aveva smesso di parlare solo ai fedeli: parlava ai migranti, ai poveri, agli esclusi. Parlava ai giovani, ai lontani, ai disillusi. Parlava al mondo.

Ma nel dolore di queste ore, c’è un dettaglio che in molti hanno notato solo adesso. Un filo che lega Papa Francesco al suo celebre predecessore, Giovanni Paolo II. Un filo fatto di date, simboli e misteriose simmetrie che qualcuno chiama coincidenze, altri segni del cielo.

Papa Francesco è morto lunedì 21 aprile 2025, alle 7:35 del mattino, secondo quanto comunicato ufficialmente dal Vaticano. Una data che, a prima vista, potrebbe sembrare come tante. E invece no. È esattamente vent’anni dopo la morte di Karol Wojtyła, avvenuta il 2 aprile 2005, anche quella in pieno tempo pasquale. Giovanni Paolo II se ne andò il sabato prima della Domenica della Divina Misericordia, una festa liturgica che lui stesso aveva voluto. Papa Francesco si è spento il lunedì dopo Pasqua. Due addii, a distanza di due decenni, racchiusi nella stessa cornice spirituale: la Pasqua, il cuore della fede cristiana.

Per molti credenti non si tratta di una semplice casualità. È come se la storia avesse scelto di legare questi due papi così diversi ma ugualmente rivoluzionari. Giovanni Paolo II, il gigante della scena globale del Novecento. Francesco, il pontefice che ha portato la Chiesa nelle periferie del mondo e del pensiero. Entrambi destinati a restare nella memoria collettiva, ognuno con il proprio stile, il proprio coraggio, il proprio tempo.

Il corpo di Papa Francesco sarà trasferito mercoledì nella Basilica di San Pietro. Già da ora, Piazza San Pietro si è riempita di fedeli, pellegrini, turisti, cittadini romani. Tutti lì, in silenzio o in preghiera, a salutare un papa che ha saputo toccare le coscienze e accorciare le distanze. Dodici anni e 29 giorni di pontificato. Ma l’impronta che lascia è molto più lunga. Rimarranno le sue parole sul clima, sulla pace, sulla fratellanza. Rimarranno le sue scelte controcorrente, le sue carezze ai bambini, le sue telefonate inattese. Rimarrà anche questa data, impressa nella storia della Chiesa. Perché ci sono momenti che sembrano scritti con l’inchiostro dell’eternità.

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