
Un nuovo capitolo nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si apre oggi con parole che, se da un lato lasciano intravedere una possibilità di dialogo, dall’altro riaffermano con forza le posizioni contrapposte delle due superpotenze. A dichiararlo è stato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, che ha inviato un messaggio chiaro a Washington: “Le nostre porte sono aperte, se gli Stati Uniti vogliono parlare”.
Durante un briefing con la stampa, riportato dalla CNN sulla base di una trascrizione ufficiale pubblicata dal governo cinese, Jiakun ha sottolineato la disponibilità al negoziato, ma ha anche criticato con durezza l’approccio della Casa Bianca: “Se una soluzione negoziata è davvero ciò che gli Stati Uniti vogliono, dovrebbero smettere di minacciare e ricattare la Cina e cercare un dialogo basato su uguaglianza, rispetto e reciproco vantaggio”.
Pechino accusa Washington: “Pressioni estreme non funzionano”
Il messaggio cinese arriva mentre il Presidente Donald Trump e il Segretario al Tesoro Scott Bessent continuano a esprimere ottimismo su un possibile accordo commerciale, parlando di progressi nei colloqui e spiragli per l’intesa. Ma da Pechino il tono è meno conciliante: “Continuare a chiedere un accordo mentre si esercita una pressione estrema non è il modo giusto di trattare con la Cina e semplicemente non funzionerà”, ha ribadito Jiakun, respingendo ogni tentativo americano di imporre condizioni attraverso dazi e minacce economiche.
La Casa Bianca: “Sul tavolo 18 proposte di accordo”
Dal canto suo, la Casa Bianca ha replicato evidenziando l’apertura negoziale americana e la centralità della tutela degli interessi economici nazionali. “Ci sono state diciotto proposte scritte presentate al nostro team commerciale – ha spiegato Karoline Leavitt, portavoce dell’amministrazione Trump – e stiamo negoziando a nome dei lavoratori americani”.
Leavitt ha parlato di “centinaia di Paesi” che si sono rivolti agli Stati Uniti per stringere nuove intese economiche, nel tentativo di rafforzare l’immagine di un’America come polo centrale degli equilibri globali. Ma l’enfasi sui 18 dossier attualmente in discussione lascia intuire che la questione cinese resta una priorità strategica, sebbene complessa e tutt’altro che vicina a una risoluzione.
Un equilibrio fragile tra cooperazione e confronto
Lo scambio odierno dimostra quanto sia fragile il delicato equilibrio tra cooperazione economica e confronto strategico tra Pechino e Washington. La guerra dei dazi, iniziata sotto la precedente amministrazione e riaccesa ciclicamente, continua a influenzare non solo i mercati globali, ma anche gli assetti geopolitici dell’Asia-Pacifico e oltre.
Nel frattempo, il mondo osserva con attenzione, consapevole che un eventuale accordo tra le due maggiori economie del pianeta non avrebbe solo impatti commerciali, ma rappresenterebbe anche un segnale politico cruciale nel contesto internazionale post-pandemico, sempre più segnato da tensioni, blocchi e rivalità strategiche.