
È un’offerta che pesa come piombo, quella recapitata all’Ucraina dalla Casa Bianca. Un solo foglio, presentato a Parigi la scorsa settimana e definito dai vertici americani come “offerta finale”, potrebbe ridefinire i confini geopolitici dell’Est Europa e, con essi, il ruolo stesso dell’Occidente nel conflitto russo-ucraino.
Secondo quanto riportato da Axios, e confermato da fonti diplomatiche europee, Washington attende per oggi la risposta di Kiev. Ma la reazione, almeno ufficiosamente, si muove tra l’irritazione e il sospetto. Zelensky si è dichiarato contrario e ha cercato di prendere tempo, subendo in risposta un durissimo attacco del Presidente americano.
Il durissimo attacco di Trump a Zelensky
Trump non ha usato mezze misure su Zelensky: “La sua posizione sulla Crimea mette a rischio i negoziati di pace“. Il rifiuto del Presidente ucraino di cedere la Crimea alla Russia ha scatenato la furia della Casa Bianca. “Zelensky è un uomo senza carte da giocare“, ha tuonato Trump.
“Sono dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelensky che rendono così difficile risolvere questa guerra. Non ha nulla di cui vantarsi! La situazione per l’Ucraina è disastrosa: può ottenere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese“, ha spiegato Trump. “La dichiarazione rilasciata oggi da Zelensky non farà altro che prolungare lo sterminio“.
L’offerta di pace degli Stati Uniti: un’Ucraina dimezzata
L’offerta di pace che è stata elaborata negli ambienti più alti dell’amministrazione Trump e trasmessa in via riservata anche ai partner europei, prevede una pace subordinata a concessioni che Zelensky ha sempre escluso apertamente: il riconoscimento della Crimea come parte del territorio russo, l’accettazione di fatto del controllo di Mosca su quasi tutto il Donbass, e la revoca totale delle sanzioni contro la Russia.
In cambio di questa resa parziale mascherata da diplomazia, agli ucraini verrebbe offerta la prospettiva di un futuro ingresso nell’Unione Europea. Ma a un prezzo altissimo: l’adesione alla Nato, pietra angolare della strategia atlantista di Kiev, verrebbe formalmente esclusa.

“È un piano cucito su misura per Mosca”, commenta un funzionario ucraino vicino al gabinetto presidenziale. “Ci chiedono di cedere territori, accettare l’umiliazione diplomatica e accontentarci di promesse europee”. Per questo Zelensky si è schierato così apertamente contro la soluzione americana.
In effetti, la proposta pare una trascrizione soft delle linee rosse del Cremlino. Prevede, tra i pochi “gesti di distensione”, la restituzione simbolica di una porzione della regione di Kharkiv, il libero transito sul Dnipro – che oggi divide il fronte Sud – e un vago riferimento ad aiuti economici per la ricostruzione, senza però chiarire né importi né garanzie.
La centrale di Zaporizhzhia e i minerali: l’energia come leva negoziale
Uno degli elementi più controversi riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, attualmente sotto controllo russo. Secondo il piano, resterebbe formalmente ucraina, ma verrebbe gestita da un’autorità americana, con la produzione energetica equamente distribuita tra Mosca e Kiev.
Il documento cita anche un accordo imminente tra Stati Uniti e Ucraina per l’estrazione di minerali strategici, con una firma prevista già per domani. Un punto che molti analisti leggono come una clausola di compensazione economica, ma che rischia di suonare come un’ennesima cessione della sovranità, questa volta economica.
Diplomazie in movimento, ma Rubio e Witkoff disertano Londra
Sul piano diplomatico, il clima resta teso. Mentre l’inviato Keith Kellogg guida i colloqui per Washington, due assenze pesano: né Steven Witkoff, braccio destro di Trump nelle relazioni con Mosca, né il Segretario di Stato Marco Rubio hanno partecipato al vertice multilaterale di Londra con Francia, Germania, Regno Unito e Ucraina.

Secondo fonti americane, la loro assenza sarebbe stata motivata dalla volontà di “mantenere canali aperti con Mosca” e non compromettere la trattativa in corso. Rubio, in ogni caso, ha definito “produttivo” l’incontro bilaterale con i britannici e ha promesso che “ci saranno sviluppi nei prossimi giorni”.
Kiev prende tempo, ma Trump gela Zelensky
Dal lato ucraino, la linea scelta era di tergiversare. Zelensky avrebbe chiesto di discutere prima un cessate il fuoco di 30 giorni, rifiutando di entrare subito nel merito del piano americano. Forse. Ma anche un tentativo disperato di guadagnare tempo, in un momento in cui il sostegno occidentale inizia a mostrare crepe.
Ma ora, dopo le bordate di Trump, la situazione è radicalmente cambiata. Alla Casa Bianca hanno perso la pazienza e vogliono un cessate il fuoco immediato. Se Zelensky non lo accetterà, gli Usa si ritireranno e non forniranno più aiuti all’Ucraina. Questo il messaggio non troppo velato di Trump. Washington ha altre priorità, e vuole una soluzione rapida.
Il Presidente Usa sa che l’Ucraina, senza gli Usa e senza l’aiuto di Starlink, è destinata a capitolare. A meno che l’Europa scelga di entrare direttamente in guerra, ma questo aprirebbe scenari impensabili. E la patata bollente, ora, potrebbe passare fra le mani di Bruxelles.