
In un colpo di scena che scuote i già fragili equilibri della regione, il governo indiano ha ordinato a tutti i cittadini pakistani presenti sul proprio territorio di lasciare il Paese entro il 29 aprile. La disposizione arriva all’indomani di un attacco terroristico avvenuto a Pahalgam, nel Jammu e Kashmir, che Nuova Delhi attribuisce senza esitazione a Islamabad.
Il 22 aprile 2025, si è verificato un attacco terroristico presso la località turistica di Pahalgam, nel Kashmir indiano. L’operazione, messa in atto da miliziani islamici travestiti da soldati, è stata particolarmente cruenta e spietata. Sono stati presi di mira civili e turisti presenti in quel luogo. I miliziani avrebbero chiesto a tutti di recitare versi del Corano, uccidendo quelli che non erano in grado.
L’attacco ha causato la morte di almeno 28 persone e il ferimento di oltre 20. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo The Resistance Front (TRF), affiliato al Lashkar-e-Taiba, e mirava proprio a colpire i turisti presenti nella regione. Le autorità indiane hanno immediatamente accusato il Pakistan di avere organizzato la carneficina.
Visti revocati, tensione alle stelle
Il Ministero degli Esteri indiano ha reso nota la decisione attraverso un comunicato asciutto ma durissimo: “In seguito all’attacco terroristico di Pahalgam, il governo indiano ha deciso di sospendere il rilascio dei visti ai cittadini pakistani con effetto immediato. Tutti i cittadini pakistani attualmente in India devono lasciare l’India prima della scadenza dei visti, come ora modificato”.

L’annuncio rappresenta una delle misure più drastiche adottate da Nuova Delhi contro il Pakistan negli ultimi anni, e alimenta il timore di un’escalation non solo diplomatica, ma anche militare.
Una misura simbolica (e strategica)
Va chiarito che la decisione non riguarda i diplomatici pakistani presenti a Nuova Delhi, sebbene il loro contingente sia già stato ridotto su ordine delle autorità indiane il giorno precedente. La mossa ha un forte valore simbolico e strategico, nella convinzione – da parte indiana – che una risposta severa e visibile sia necessaria per contenere l’”aggressività ibrida” di Islamabad.
L’attacco di Pahalgam, pur senza rivendicazioni dirette finora, è stato letto da New Delhi come l’ennesimo segnale del sostegno pakistano al terrorismo transfrontaliero, una ferita mai rimarginata dalla tragedia di Mumbai del 2008 fino a Pulwama nel 2019.

Il contesto geopolitico: un equilibrio fragile
I rapporti tra India e Pakistan – entrambi potenze nucleari – restano da decenni imprigionati in un ciclo di diffidenze, provocazioni e ritorsioni. La questione del Kashmir, regione contesa e instabile, continua a rappresentare il nodo centrale. Ogni scintilla può diventare incendio.
In questo quadro, l’espulsione collettiva dei cittadini pakistani rappresenta un atto senza precedenti in tempo di pace. Il rischio, secondo alcuni analisti, è che l’isolamento diplomatico si traduca presto in un irrigidimento dei rapporti militari sul confine, già segnato da frequenti scontri a fuoco.
Il Pakistan non ha ancora rilasciato una risposta ufficiale, ma fonti vicine al governo di Islamabad parlano di “provocazione politica” e si preparano a misure di ritorsione speculari. Il conto alla rovescia per il 29 aprile è iniziato. E con esso, una nuova fase di gelo nelle relazioni indo-pakistane, in un momento in cui il mondo osserva con crescente preoccupazione i riflessi che le tensioni possono avere sullo scacchiere internazionale.