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Entrava di notte nelle stanze dell’hotel, cosa faceva ai clienti: l’orrore scoperto dalle telecamere

Pubblicato: 24/04/2025 16:42

Si introduceva di notte nelle camere d’albergo, ma non per rubare. Lo faceva per soddisfare un disturbo sessuale: leccava i piedi dei clienti mentre dormivano, ignari di quanto stava accadendo. È quanto emerso dal processo contro Ahmed Fahmy, 46 anni, che si è concluso con una condanna a 10 anni di reclusione per violenza sessuale.

A far scattare le indagini sono state le denunce di alcune vittime, che avevano riferito comportamenti sospetti e intrusioni notturne nelle loro stanze. Fahmy era impiegato come dipendente in un hotel nella zona di Barnet, nel nord di Londra, dove secondo l’accusa avrebbe agito più volte nel 2024, prendendo di mira esclusivamente clienti donne.

Una delle testimoni ha raccontato di essersi svegliata nel cuore della notte trovando l’uomo inginocchiato accanto al letto, intento a leccarle i piedi. La stessa donna ha riferito che, al momento del check-in, Fahmy aveva insistito affinché lei avesse una stanza singola, separandola dalle amiche: una mossa calcolata per colpire indisturbato.

Le indagini hanno rivelato che non si trattava di un episodio isolato. Fahmy avrebbe ripetuto questo comportamento per anni in diverse strutture alberghiere della capitale britannica. Le prime segnalazioni a suo carico risalirebbero addirittura al 2008. «Ha approfittato della sua posizione per sfogare un evidente feticismo, violando la privacy e la sicurezza dei clienti», hanno dichiarato gli investigatori.

A pronunciare la sentenza è stato il giudice John Lodge, che ha definito l’uomo «una minaccia per le donne», sottolineando la gravità dei comportamenti e la sistematicità delle aggressioni. Fahmy, secondo il magistrato, «ha agito con lucidità, sfruttando l’ambiente lavorativo per scegliere le sue vittime».

«Molte di queste donne erano in città per divertirsi, alcune avevano bevuto, erano quindi più vulnerabili – ha detto il giudice – e lui ha approfittato di ogni circostanza per portare a termine i suoi atti». Una condotta definita «predatoria», che ha portato a una condanna esemplare.

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