
Bufera nella pubblica amministrazione dopo le frasi offensive contro Papa Francesco diffuse sui social all’indomani della sua morte. Il protagonista di questa vicenda è un dirigente del settore giustizia, il cui incarico non ha retto all’ondata di sdegno e polemiche. La decisione di rimuoverlo è arrivata nelle scorse ore da parte del Ministero della Giustizia, dopo che le sue dichiarazioni erano diventate di dominio pubblico, scatenando forti reazioni politiche e istituzionali.
Per giorni la voce del provvedimento ha circolato negli ambienti ministeriali e giudiziari, fino a trovare conferma ufficiale presso gli stessi dipendenti della giustizia minorile. L’inchiesta interna, avviata immediatamente dopo la diffusione dei contenuti, era stata definita necessaria a “tutelare il prestigio dell’amministrazione della Giustizia”. Le frasi pronunciate contro Papa Bergoglio avevano superato ogni limite: tra queste, il Pontefice veniva definito “antipapa” e “usurpatore”, parole che hanno avuto un impatto durissimo anche sul piano simbolico e istituzionale.

A firmarle era stato Antonio Pappalardo, dirigente ad interim del Centro per la giustizia minorile di Emilia-Romagna e Marche, che le aveva pubblicate sul canale Telegram da lui stesso gestito, chiamato “Logos et Libertas”, successivamente disattivato. I post, subito diventati virali, sono stati ritenuti incompatibili con il ruolo pubblico ricoperto da Pappalardo. A quel punto il capo del Dipartimento, Antonio Sangermano, aveva avviato un’indagine conoscitiva per valutare eventuali responsabilità disciplinari.
Ma quello su Papa Francesco è stato solo l’ultimo di una lunga serie di interventi controversi. Pappalardo era già noto per posizioni fortemente polemiche: no-vax convinto, aveva definito la pandemia un «apartheid», si era espresso in modo critico verso le politiche migratorie, i diritti LGBTQ+, l’OMS e la stessa Unione Europea. In ambienti interni si parlava da tempo delle sue prese di posizione, ma nessun provvedimento concreto era stato preso finora.

Questa volta però le sue dichiarazioni hanno scatenato una reazione trasversale. Il Partito Democratico ha chiesto in massa le sue dimissioni, seguito a stretto giro dall’Ordine degli avvocati di Bologna, che ha invocato la rimozione. Alla fine, è stato il Ministero della Giustizia a prendere l’iniziativa, con una misura definitiva che ha messo fine al suo incarico, in un momento già delicatissimo per il sistema della giustizia minorile in Emilia-Romagna.
Nel frattempo, il caso continua a far discutere. Si attende ora di capire se nei confronti di Pappalardo verranno presi ulteriori provvedimenti disciplinari o se l’episodio si chiuderà con la sola rimozione. Intanto, il Ministero ribadisce l’importanza di garantire che chi opera nel pubblico eserciti il proprio ruolo con sobrietà, responsabilità e rispetto delle istituzioni.