
Domani, Piazza San Pietro diventerà il centro del mondo per l’ultimo saluto a Papa Francesco. Ma oltre alla solennità del momento, l’attenzione globale sarà catalizzata anche dalla presenza dei grandi della Terra. Tra loro spicca Donald Trump, atteso questa sera all’aeroporto di Fiumicino. L’ex presidente USA siederà in prima fila e intorno a quella poltrona si muoveranno, nei prossimi giorni, equilibri delicatissimi della politica internazionale, europea e italiana.
Trump ha già annunciato di avere in programma «diversi incontri a Roma», facendo salire l’allerta all’interno del governo italiano. Il suo dinamismo ha infatti generato un certo scompiglio tra le istituzioni, che temono l’imprevedibilità delle sue mosse. Antonio Tajani ha tentato di raffreddare gli animi: «Organizzare un vertice internazionale in occasione dei funerali del Papa è complicato», ha spiegato il ministro degli Esteri, specificando che non ci sono decisioni in tal senso. La proposta di Giorgia Meloni di un summit Usa-Ue resta però sul tavolo per maggio, con l’intento di evitare frettolose improvvisazioni.

Nonostante la prudenza ufficiale, si parla già di possibili incontri informali tra Trump e alcuni leader europei, tra cui Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Europea non nasconde il desiderio di un confronto diretto con l’ex presidente americano, tanto da valutare un incontro parallelo, anche a costo di urtare la sensibilità diplomatica di Roma. Le due leader restano in contatto, ma i loro calendari appaiono per ora disallineati, in un clima in cui ogni gesto rischia di essere interpretato come un segnale politico.
Giorgia Meloni si muove con cautela. Da un lato lavora da settimane per facilitare il dialogo tra Washington e Bruxelles, dall’altro teme di essere tagliata fuori da una partita giocata sopra la sua testa. Secondo alcuni suoi collaboratori, starebbe cercando un modo per favorire l’incontro tra Trump e von der Leyen, a patto che sia lei a gestirlo. Altri invece sostengono che la premier voglia evitare che i funerali si trasformino in un’arena politica, fedele alla linea di sobrietà voluta per questi giorni di lutto nazionale.
Nell’agenda di Meloni, per ora, figura solo un bilaterale con il premier britannico Keir Starmer, ancora non ufficializzato. Trump, salvo colpi di scena, non è atteso né a Palazzo Chigi né al Quirinale, anche se si fa strada l’ipotesi di un incontro con Volodymyr Zelensky. Intanto, sul piano diplomatico, l’Italia continua a tessere relazioni: Meloni ha parlato con il premier indiano Modi e con il sultano dell’Oman, mentre Tajani ha firmato accordi strategici al Cairo, rafforzando il Piano Mattei e la collaborazione sull’immigrazione. Ma è chiaro che, per tutti, la partita decisiva si gioca a Roma, attorno a una cerimonia che è molto più di un funerale.