Non era una zona particolarmente trafficata. Qualche passante, un’anziana col cane, e l’abitudine silenziosa di un quartiere residenziale che si sveglia lentamente. Poi, all’improvviso, un lampo secco, un boato che scuote i vetri delle finestre, un’auto che prende fuoco. Le urla, il panico, e quell’odore preciso che chiunque abbia sentito una detonazione non dimentica più. In pochi secondi, ogni abitudine si è frantumata in schegge.
Chi ha visto, racconta di un uomo salito da solo in macchina. Un attimo prima, era vivo. Un attimo dopo, non più. Nulla che potesse far pensare a un gesto impulsivo o a un guasto meccanico: il colpo è stato diretto, calcolato, chirurgico. Come se qualcuno lo aspettasse. Come se tutto fosse stato predisposto per quel momento preciso.

I media russi ufficiali confermano che a morire è stato un alto ufficiale dell’esercito russo. Secondo l’agenzia Tass, l’esplosione è avvenuta a Balashikha, nella regione di Mosca. Le indagini preliminari parlano di un ordigno artigianale: i frammenti sono stati recuperati sul posto e saranno analizzati. Mash e Shot, due testate locali, identificano la vittima come Yaroslav Moskalik, vice capo della Direzione Operativa Principale dello Stato Maggiore delle Forze Armate russe. Non ci sono conferme ufficiali da parte del Cremlino.
Secondo il media Baza, vicino agli ambienti delle forze dell’ordine, l’ordigno era collocato su un’auto parcheggiata ed è stato fatto detonare a distanza, proprio al passaggio dell’ufficiale. L’uomo viveva nella zona. Al momento, nessuna rivendicazione è stata diffusa, né sono stati forniti ulteriori dettagli sull’identità dei responsabili.