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Prima della tanatoprassi di Francesco? Quella volta che il corpo del papa esplose. Come è successo

Pubblicato: 25/04/2025 16:45

Il corpo del pontefice è stato sottoposto alla moderna tecnica di conservazione della tanatoparassi, una pratica che ha suscitato non poche riflessioni rispetto a metodi più tradizionali. Questo approccio innovativo alla preservazione del corpo del Papa si è rivelato un successo, contrariamente a quanto accaduto in passato, quando metodi meno precisi causarono imprevisti, come nel caso della salma di papa Pio XII.

La vicenda di papa Pio XII e l’esplosione della salma

Nel 1958, la morte di papa Pio XII, avvenuta il 9 ottobre, scatenò una serie di eventi imprevisti che avrebbero segnato la storia dei funerali papali. Il pontefice, che morì a Castel Gandolfo, sarebbe dovuto essere sepolto nelle Grotte Vaticane. Tuttavia, il trasporto della salma da Castel Gandolfo al Vaticano non avvenne senza difficoltà. La causa principale fu la rapida decomposizione del corpo, un evento che rese necessaria una gestione d’emergenza.

Il medico personale del Papa, Riccardo Galeazzi Lisi, un oftalmologo che aveva assunto un ruolo importante nel preservare il corpo del pontefice, cercò di applicare una tecnica sperimentale che avrebbe dovuto conservare il corpo per giorni. Tuttavia, tale tecnica fallì, e il corpo iniziò a decomporsi già poche ore dopo la morte, con il picco del disastro che si verificò durante il trasporto, quando la salma esplose.

Il fallimento della tecnica di conservazione di Galeazzi Lisi

Galeazzi Lisi, soprannominato l’“archiatra corrotto” per la sua condotta discutibile, applicò un metodo che non solo non riuscì a preservare il corpo, ma lo fece accelerare nel processo di decomposizione. Nonostante avesse affermato di aver discusso il metodo con Pio XII prima della morte, quest’ultimo aveva sempre manifestato una forte opposizione alla tradizionale imbalsamazione. Il pontefice desiderava che il suo corpo fosse mantenuto “così come Dio lo aveva voluto”, senza interventi invasivi sugli organi interni.

Galeazzi Lisi, quindi, provò a realizzare una “conservazione naturale” con olii e resine, applicando strati di cellophane insieme a erbe e altri prodotti naturali. L’idea, tuttavia, ebbe l’effetto opposto, poiché il corpo si surriscaldò, accelerando il processo di decomposizione, portando all’esplosione della salma durante il trasporto da Castel Gandolfo al Vaticano.

Il destino di papa Francesco e la lezione dalla storia

La vicenda della salma di Pio XII rimane una delle più sfortunate nella storia della conservazione dei corpi papali. Fortunatamente, con il papa Francesco, la tecnica della tanatoparassi ha evitato simili imprevisti. Grazie all’impiego di metodi moderni e alla cura nella gestione del corpo, i fedeli hanno avuto l’opportunità di rendere omaggio al pontefice in modo dignitoso, senza gli inconvenienti che avevano segnato il passato.

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