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Autobomba uccide generale russo, arrestato agente dei servizi ucraini

Pubblicato: 26/04/2025 19:39

I servizi segreti russi (FSB) hanno annunciato l’arresto di Ignat Kuzin, cittadino ucraino sospettato di essere il responsabile dell’uccisione del tenente generale Yaroslav Moskalyk. Il generale è morto ieri a seguito di un’esplosione che ha coinvolto una Volkswagen Golf a Balashikha, nella regione di Mosca. Secondo il comunicato ufficiale, Kuzin, nato nel 1983 e residente in Ucraina, avrebbe piazzato l’ordigno esplosivo e lavorerebbe per i servizi speciali ucraini.

La dinamica dell’attacco

L’assassinio è avvenuto tramite un’autobomba attivata a distanza, un metodo che negli ultimi tempi sta emergendo come un segno distintivo di operazioni mirate. Moskalyk, ex vice capo del comando operativo dello Stato maggiore delle forze armate russe, era una figura di rilievo nella gerarchia militare russa. L’attacco ha colpito non solo un alto ufficiale, ma anche la percezione di invulnerabilità del sistema di sicurezza interno della Russia.

Questo omicidio segue di pochi mesi un evento simile: il 17 dicembre 2024, il generale Igor Anatolyevich Kirillov, capo delle forze di difesa radionucleare, chimica e biologica, era stato ucciso in circostanze analoghe. Anche allora, Mosca aveva attribuito la responsabilità ai servizi segreti ucraini. La ripetizione di attacchi di questo tipo ha però sollevato interrogativi sulla capacità del Cremlino di proteggere i propri alti ufficiali.

La situazione internazionale

Questi episodi si inseriscono in un contesto di crescente tensione tra Russia e Ucraina, con Mosca che accusa Kiev di condurre operazioni sovversive sul proprio territorio. Tuttavia, non è escluso che tali attacchi possano essere sintomo di tensioni interne all’apparato politico e militare russo. Divisioni tra fazioni o dissidi legati alla conduzione del conflitto potrebbero essere alla base di azioni simili, alimentando sospetti e insicurezze all’interno della stessa leadership russa.

Sul piano internazionale, episodi di questa portata mettono a dura prova la stabilità dell’immagine del Cremlino, già sottoposta a pressioni per via delle operazioni militari in Ucraina. L’instabilità percepita rischia di compromettere ulteriormente la fiducia degli alleati e di rafforzare la determinazione dei nemici della Russia.

Con un secondo generale ucciso in pochi mesi, la capacità della Russia di gestire la sicurezza interna appare in crisi. Mentre le indagini proseguono, resta da capire se queste azioni siano frutto di una strategia coordinata da parte di Kiev o il riflesso di fratture sempre più profonde all’interno dello Stato russo.

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