
In un clima di profonda commozione, il cardinale Pietro Parolin ha presieduto in piazza San Pietro la celebrazione della seconda domenica di Pasqua, che coincide anche con il secondo giorno dei novendiali, i nove giorni di preghiera in suffragio del Papa scomparso. Il porporato ha aperto la sua omelia con parole intense: “Orfani, soli, smarriti, minacciati e indifesi” – così si sentivano i discepoli dopo la morte di Gesù, e questo stesso sentimento, ha detto, pervade oggi la Chiesa e il mondo intero.
Una folla di adolescenti, arrivati da ogni parte del mondo per il Giubileo loro dedicato, ha gremito la piazza e via della Conciliazione. “Papa Francesco avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi”, ha ricordato Parolin, tra lunghi applausi. La messa prevista per i ragazzi è stata sostituita dalla celebrazione in memoria di Bergoglio. I cardinali, schierati in vesti bianche, hanno partecipato all’omaggio nel giorno noto anche come domenica “in albis”.

Durante l’omelia, Parolin ha insistito su quale sia il cuore dell’eredità lasciata da Papa Francesco: la misericordia. “La misericordia del Padre, più grande dei nostri limiti e dei nostri calcoli, ha caratterizzato il suo magistero e la sua attività apostolica”, ha dichiarato. Il cardinale ha sottolineato come la misericordia sia stata non solo il tema centrale del pontificato, ma anche un invito rivolto a tutti: “Accogliere questa indicazione come un tesoro prezioso e trasformarla in vita vissuta”.
Parolin ha poi esortato i fedeli a non vivere questo momento di dolore come un’emozione passeggera, ma come l’inizio di un impegno concreto: “La nostra vita è intessuta di misericordia: possiamo rialzarci solo se c’è qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona”.
Rievocando il Vangelo della giornata, il Segretario di Stato ha descritto lo smarrimento degli apostoli dopo la morte di Cristo, paragonandolo al sentimento collettivo per la perdita di Papa Francesco. “Il nostro cuore è turbato e il nostro animo smarrito, proprio come quello dei discepoli nel cenacolo”, ha detto, accendendo nuovamente l’emozione della folla.
Tuttavia, Parolin ha concluso con un messaggio di speranza, ricordando che il Signore non abbandona: “Nei momenti di oscurità, la luce della risurrezione viene a rischiarare i nostri cuori”. E con essa, l’insegnamento di Francesco continuerà a vivere.