
La storia d’amore tra Manuel Bortuzzo e Lulù Selassiè, nata sotto i riflettori del Grande Fratello Vip, si è chiusa in tribunale con una condanna per stalking a carico di lei. Dopo un anno dalla denuncia, è arrivata la prima sentenza: un anno e otto mesi con pena sospesa per l’ex gieffina. Un epilogo amaro per una relazione che sembrava romantica ma che, secondo quanto emerso, ha avuto risvolti molto complessi e dolorosi.
Fino ad oggi, Bortuzzo aveva preferito il silenzio, ma ospite nella puntata odierna di Verissimo, ha raccontato per la prima volta la sua versione dei fatti. «Non è facile vivere un processo, vedere il proprio dolore diventare gossip – ha detto – ho deciso di parlare perché il silenzio avrebbe fatto pensare che fossi d’accordo con tutto quello che si diceva». L’atleta paralimpico ha ripercorso le tappe della loro relazione, sottolineando come dopo la rottura lei non avesse mai accettato la fine della storia.

Secondo il racconto di Bortuzzo, Lulù avrebbe continuato a contattarlo, inseguirlo nei luoghi pubblici e privati, arrivando persino a presentarsi nei ristoranti dove lui era con amici. «Veniva sotto casa, mandava messaggi insistenti, mi faceva pressioni continue» ha detto. A Manchester, durante i mondiali di nuoto, l’ex gieffina si sarebbe persino introdotta nel suo hotel senza preavviso: «Cercavo di proteggerla, non volevo farle fare una figuraccia, ma lei non doveva essere lì».
La situazione è peggiorata in autunno. Dopo un ultimo tentativo di chiarimento a novembre, in cui sembrava esserci una riapertura, Manuel racconta che Lulù è tornata a essere «possessiva, gelosa, pesante», fino a diventare verbalmente aggressiva. «Mi ha minacciato di morte – ha dichiarato – e poi, a Madeira, ha perso completamente il controllo: è arrivata a bussare alla mia porta, mi ha insultato e mi ha messo le mani addosso». A quel punto, ha deciso di denunciarla.
«Non è stata una scelta facile – ha concluso Manuel – ma era l’unico modo per farle capire che doveva fermarsi. Non sono contento di come sono andate le cose, ma era necessario. Io non posso difendermi fisicamente, ma nessuno dovrebbe essere toccato, mai». Una storia d’amore finita male, che lascia spazio a riflessioni profonde sul rispetto, i limiti e la libertà personale.