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Verso il conclave, ecco l’identikit del nuovo Papa: “C’è un accordo segreto…”

Pubblicato: 27/04/2025 10:35

Dietro le porte chiuse del Vaticano, l’accordo segreto non è più solo un’ipotesi. È in costruzione, pezzo dopo pezzo, tra strette di mano riservate, promesse sussurrate, e qualche concessione già scritta — anche se invisibile — sulla carta del prossimo pontificato.

Non si tratta solo di evitare uno scontro tra conservatori e riformisti. Si tratta di sopravvivere. La morte di papa Francesco ha lasciato una Chiesa polarizzata, divisa, fragile. Nessuno, stavolta, vuole rischiare di uscire dalla Cappella Sistina con una frattura che potrebbe diventare insanabile. Ecco perché, nelle ultime ore, esponenti di peso delle due principali correnti si stanno incontrando, in modo riservato, per negoziare un’intesa vincolante: un nome, un programma minimo, una tregua.

Piani e manovre nei Sacri Palazzi

Tra i protagonisti di questo patto in costruzione ci sono alcuni cardinali americani, notoriamente conservatori, e figure di vertice sudamericane e africane più vicine all’eredità bergogliana. La parola d’ordine, emersa in una cena riservatissima a Borgo Pio, è chiara: “Scegliere un Papa che non umili né premi nessuno”.

Il candidato ideale dovrà garantire una prosecuzione «controllata» delle aperture avviate da Francesco — come il cammino sinodale e la riforma della Curia — ma allo stesso tempo dovrà rassicurare i tradizionalisti su punti chiave come dottrina, liturgia, e postura diplomatica. In cambio, i riformisti avrebbero già ottenuto assicurazioni su una maggiore apertura nella gestione del potere vaticano e su alcuni dossier sensibili, a partire dal ruolo delle donne nella Chiesa.

Dietro questa alleanza silenziosa si cela un principio brutale: meglio un compromesso che una guerra aperta che indebolirebbe ulteriormente il cattolicesimo globale, già messo alla prova dalle crisi internazionali e dalle sfide interne.

Il profilo che si cerca

Non emergerà un Papa “di parte”. Le trattative puntano a individuare una figura con il profilo di un uomo di governo, moderato nei toni, saldo nella fede, ma capace di tenere insieme i pezzi di un mosaico che rischia di esplodere. Qualcuno, nei Sacri Palazzi, già mormora un nome a mezza bocca: un arcivescovo europeo, abile diplomatico, con un passato curiale senza ombre.

Rimane sul tavolo il caso imbarazzante di Giovanni Angelo Becciu, il cui destino giudiziario pesa come una minaccia sotterranea sulla legittimità stessa del Conclave. Ma anche su questo, trapela, c’è chi si sta muovendo per evitare che la vicenda sia usata come arma impropria per colpire candidati scomodi.

Questa volta il rischio non è solo quello di spaccare la Chiesa. È quello, più grave, di far fallire il Conclave, consegnando al mondo l’immagine di una Chiesa incapace di scegliere il proprio successore. Un fallimento che molti, all’interno e all’esterno, non aspettano altro di vedere.

Per questo motivo, i negoziati avanzano veloci, sotto traccia, ma in modo sempre più determinato. E il prossimo Papa, ancor prima di essere eletto, sarà il frutto di un patto segreto, stipulato nei corridoi meno visibili della cristianità.

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