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Donald Trump oltre i limiti: “Farei il Papa”. (Lo ha detto davvero!)

Pubblicato: 30/04/2025 08:37

C’è un solo trono che Donald Trump non aveva ancora occupato. Ma ora, con la sede di Pietro vacante e il mondo in attesa del conclave, anche il Vaticano è diventato un obiettivo plausibile. “Mi piacerebbe essere Papa. Sarebbe la mia prima scelta”, ha detto. Nessuno ha riso. Nessuno ride più, quando Trump parla. Si prende appunti.

Perché nel suo universo – dove ogni cosa si conquista con una narrazione, e ogni ostacolo si abbatte a colpi di slogan – la papalina è solo una corona con il marketing sbagliato. Il Papato, dopo tutto, ha un potenziale ancora inespresso: palinsesti mondiali, pubblico fidelizzato, abiti d’impatto e un’organizzazione verticale. Manca solo una visione d’impresa.

Così, mentre il Collegio dei Cardinali si prepara alla votazione più delicata degli ultimi decenni, Trump ha già un piano operativo. Fumata arancione. Habemus Donaldum. Il nuovo Papa entra da una scala mobile installata sul colonnato del Bernini. La piazza, blindata come a una convention del Partito Repubblicano, esplode al ritmo di Macho Man dei Village People. Sui maxischermi: il logo “Holy See – Powered by Trump International”.

La prima decisione? Riforma liturgica. Il Padre Nostro è troppo lungo, sarà sostituito con “America First” recitato tre volte. Il battesimo si potrà fare anche a Mar-a-Lago, con acqua benedetta da Rudy Giuliani. La confessione è disponibile solo con abbonamento Premium. L’indulgenza plenaria è un NFT.

Il Pontificio Consiglio per la Dottrina della Fede è stato affidato a Steve Bannon, mentre la comunicazione vaticana passa a Elon Musk. Le Guardie Svizzere hanno giurato sulla biografia di Reagan. E al posto del crocifisso, sulle pareti della Sala Clementina, campeggia la gigantografia di Trump che impugna una Bibbia al contrario.

Il nuovo Papa, per evitare incidenti diplomatici, ha dichiarato che non è obbligatorio convertirsi: “Basta amarmi”. La canonizzazione di Ivanka è stata già calendarizzata, mentre è allo studio una procedura semplificata per trasformare Truth Social in mezzo di evangelizzazione. Il primo miracolo è già stato rivendicato: “Ho risolto l’inflazione. I prezzi erano alti, ora non lo sono più. Punto”.

Della figura di Papa Francesco, Trump ha detto che “era una brava persona, ma troppo morbido. Troppo Gesù, poco business. Io sono qui per riportare la fede in alto. Come il Dow Jones”.

Il Vaticano, ora ribattezzato Trumpican City, aprirà alle visite guidate con audioguide registrate dalla voce di Melania. I Musei Vaticani saranno venduti in licenza al gruppo Disney, tranne la Cappella Sistina che diventerà una sala eventi per matrimoni patriottici.

La teologia è in fase di aggiornamento. Alcuni dogmi saranno riformulati. L’inferno è stato abolito (“fake news diffusa dai media liberal”) e sostituito con il Messico. Il paradiso, ovviamente, ha da oggi un solo ingresso: l’ala presidenziale.

E se qualcuno pensa che sia solo una battuta, o un delirio passeggero, si illude. Perché Trump non scherza mai del tutto. Quando dice “voglio fare il Papa”, non lancia un’idea: testa il terreno. È l’uomo che ha trasformato le primarie in uno show, i comizi in sacramenti, le elezioni in dogmi da riscrivere.

Per lui, non esiste gerarchia più alta del proprio riflesso. E non c’è religione che tenga davanti al potere dell’autocelebrazione.

Non è più la Chiesa che dialoga con la società. È la società che si inginocchia davanti a uno che si crede Dio.

E mentre il mondo aspetta il nuovo Pontefice, Trump è già sul balcone. E aspetta solo l’applauso.

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