Vai al contenuto

“Polsi fasciati, dubbi pesanti”. Barcellona nel mirino: cosa nascondono i calciatori

Pubblicato: 30/04/2025 23:50

Le fasciature ai polsi, sempre più comuni tra i calciatori professionisti, sono tornate al centro del dibattito con dichiarazioni che stanno facendo discutere. A riaccendere la polemica è stato il dottor Niko Mihic, ex responsabile sanitario di una delle principali squadre europee, che ha espresso dubbi pesanti sull’effettivo motivo per cui molti giocatori scelgono di scendere in campo con i polsi bendati.

Interpellato su questa “moda” apparentemente innocua, Mihic ha commentato: “Una moda? Non credo alle mode passeggere. Se vuoi un accesso venoso più facile, usi i polsi…”. Una frase che ha immediatamente sollevato perplessità, lasciando intendere che dietro quei bendaggi potrebbe celarsi qualcosa di diverso da una semplice esigenza medica o estetica.

Il dottore, attualmente consulente per club calcistici e fondatore di una rete di supporto medico specializzata nello sport professionistico, non ha citato direttamente nessuna squadra, ma il bersaglio è apparso piuttosto chiaro. In modo sarcastico, ha ironizzato: “Potrebbe darsi che stiano giocando molto a calciobalilla e abbiano la tendinite… oppure che non abbiano corrotto Negreira”. Un riferimento pesante che riporta alla memoria uno dei casi giudiziari più discussi del calcio spagnolo degli ultimi anni.

Sotto accusa i giocatori del Barcellona

È infatti a Barcellona che si concentra il sospetto. Diversi giocatori, tra cui Raphinha, Yamal e Lewandowski, sono stati spesso fotografati con vistosi bendaggi a mano e polso. Ufficialmente, nulla di anomalo: molti affermano che si tratti di semplici precauzioni post-infortunio, abitudini o gesti scaramantici. Ma il tono usato da Mihic è molto meno comprensivo: “Non capisco perché lo facciano e poi lo neghino. Che dicano ‘no’, ma mostrami cosa stai facendo. Qual è il segreto? Non è per giocare a calciobalilla, vero?”.

Secondo altri esperti, tuttavia, le fasciature non nasconderebbero nulla di oscuro. Il dottor Antoni Mora, specialista in medicina sportiva, ha definito il fenomeno come “pura superstizione”. Spiega infatti: “La prima volta c’è probabilmente un infortunio. Poi ci si abitua. Se si gioca bene con la benda, la si tiene. È solo questione di abitudine, estetica e moda. Come i tatuaggi. Prima non ne aveva nessuno, ora li condividono. Non c’è nulla di patologico”.

Ma il dubbio resta. La coincidenza tra i bendaggi e la prestazione sportiva, le allusioni ironiche al caso Negreira (che vede coinvolti ex dirigenti blaugrana per pagamenti sospetti a un ex arbitro), e la persistenza della pratica anche dopo la guarigione alimentano le perplessità.

Il mondo del calcio, insomma, si interroga. Abitudine innocente o copertura per pratiche poco ortodosse? La questione è aperta, e le risposte – per ora – restano ambigue.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure