
La Spagna è tornata alla normalità, ma a fatica. Dopo oltre 24 ore di caos, il peggiore blackout degli ultimi vent’anni ha lasciato un Paese scosso, con trasporti pubblici bloccati, connessioni interrotte e lunghe code sulle autostrade. Le metropolitane hanno ripreso a funzionare solo nel pomeriggio di martedì, mentre i sistemi digitali – dai telefonini ai pagamenti elettronici – sono tornati lentamente operativi.
Il disastro ha travolto anche il vicino Portogallo, con milioni di cittadini coinvolti. Lo stato di emergenza è stato dichiarato nella notte, quando le autorità hanno lanciato un’operazione di “black start” senza precedenti su una rete dominata dalle rinnovabili. E anche per questo le polemiche sono esplose in fretta.
Il nodo delle cause: tra attacchi informatici e sole
Le cause? Ancora ignote. Red Eléctrica, il gestore della rete spagnola, ha escluso un attacco cyber. Ma la magistratura ha aperto un’indagine per verificare se ci sia stata una mano terroristica, forse straniera. Il sospetto che potenze ostili – Russia su tutte – abbiano testato la vulnerabilità delle reti europee permane.
Nel frattempo è stato esclusa l’ipotesi, inizialmente circolata, di un evento atmosferico estremo. I tecnici guardano piuttosto alle criticità provocate dalla produzione da fonti alternative, in particolare il solare. Due interruzioni fulminee nella distribuzione avrebbero generato un corto circuito. Un guasto nato all’interno di un sistema troppo sbilanciato su energie non programmabili.

Il prezzo della transizione energetica
Solo una settimana prima, la Spagna celebrava un traguardo storico: 100% energia rinnovabile in tutto il Paese. Un modello verde per l’Europa. Poi, il buio. È qui che si svela il vero problema: il mix energetico spagnolo è oggi composto per il 78% da solare ed eolico, l’11,5% da nucleare e appena il 3% da gas. La cosiddetta “generazione rotante”, quella delle vecchie centrali in grado di stabilizzare la frequenza di rete, è stata quasi azzerata.
Il sistema ha perso inerzia, la linfa che mantiene stabile il flusso elettrico a 50 Hz. Senza turbine tradizionali in funzione, basta un piccolo squilibrio, che sia un errore umano, un bug o un sovraccarico, per innescare una valanga tecnica. E nel Paese iberico è scontro duro fra l’opposizione e i governo socialista, con il Premier Sanchez che ribadisce: “Sulle rinnovabili non si torna indietro“.
Rinnovabili e fragilità strutturale
Il blackout ha dimostrato un fatto che preoccupa anche per il futuro: le rinnovabili, per quanto ecologiche, non possono reggere da sole il sistema. I pannelli solari e le pale eoliche dipendono dalla rete per funzionare. Quando la rete cade, non possono riavviarsi autonomamente. Solo centrali a gas o nucleari garantiscono quella spinta iniziale.
Il “black start” è riuscito, ma ha mostrato le fragilità della rete. Senza batterie di accumulo industriali o centrali di backup, l’intero sistema rischia di collassare ancora. E la lezione vale per tutta l’Europa: serve equilibrio tra innovazione e fonti energetiche tradizionali.

Il dilemma europeo: troppo sole, poca strategia
La spinta verso le rinnovabili sta producendo effetti collaterali inattesi. La Spagna, grazie a un sistema di permitting molto flessibile, ha abbattuto i prezzi dell’energia (-20 €/MWh rispetto all’Italia), ma ha anche incentivato una proliferazione incontrollata di solare distribuito. Gli investimenti in accumuli però non sono mai arrivati.
In Germania, l’eccesso di solare ha causato un altro paradosso: ore con prezzi negativi, dove i produttori pagano per smaltire l’energia. Sprechi sistemici. Le reti europee non sono pronte a gestire una produzione tanto variabile, né a evitare il collasso quando il cielo si copre.
Italia, svegliati: serve un piano di emergenza
In questo scenario, anche l’Italia deve interrogarsi. Le centrali a carbone ancora attive rischiano di essere chiuse entro l’anno. Ma senza un piano di accumulo e backup, la transizione potrebbe trasformarsi in un grave problema. Le rinnovabili non vanno abbandonate, ma devono essere integrate con realismo e rafforzate con infrastrutture adeguate.
Il blackout spagnolo è un avvertimento, non solo un incidente isolato. La transizione verde è una maratona, non uno sprint. E in gioco c’è la tenuta del sistema economico, la sicurezza nazionale, la vita quotidiana di milioni di cittadini. Serve visione, serve equilibrio e, soprattutto, bisogna intervenire prima che arrivi il prossimo black-out.