
Le congregazioni generali non hanno ancora definito il profilo del futuro Pontefice, ma nei corridoi vaticani si muovono già le prime quotazioni informali. Il nome di Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, circola con insistenza. A favorirlo, la sua esposizione su Gerusalemme negli ultimi mesi, unita alla rete di contatti che quasi ogni cardinale ha maturato passando dalla Terra Santa. Cresce anche il profilo del maltese Mario Grech, noto per la sua guida esperta durante i sinodi degli anni scorsi, tanto da attirare l’attenzione di molti colleghi, nonostante non sia ancora intervenuto in aula.

Parole e silenzi tra i cardinali: si cercano identità più che programmi
Le prime sette congregazioni si sono rivelate interlocutorie. Le discussioni, spesso generiche, si muovono tra interventi scritti e riflessioni a braccio, toccando temi disparati. «Gli italiani parlano molto, soprattutto gli ultraottantenni», ha ironizzato un porporato straniero. Nessuno può dichiararsi ufficialmente candidato, ma tra i cardinali si avverte la necessità di passare da riflessioni teologiche a un ragionamento sui profili individuali.
Restano nomi forti il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e il filippino Louis Antonio Tagle, al centro però di voci malevole: si sussurra di problemi di salute per il primo, si ironizza sui video danzanti del secondo. Resiste anche l’italiano Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, figura nota e stimata per l’impegno sul fronte della pace. Ma ha suscitato interesse anche l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, che gode di una stima trasversale.

Tra i papabili anche Prevost, mentre Erdo perde quota
Tra i candidati più pragmatici si affaccia Robert Francis Prevost, americano, considerato un mediatore credibile e capace di ascolto. Intanto, nel campo conservatore, si registra incertezza: Peter Erdo, canonista ungherese apprezzato, non entusiasma per carisma. Potrebbe raccogliere voti iniziali, ma difficilmente riuscirà a mantenerli. E l’intervento del cardinale Beniamino Stella, che ha criticato duramente alcune scelte di Francesco – come l’ascesa di laici e donne nei dicasteri – fa emergere anche fratture interne su eredità e direzione futura del pontificato.