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Primo maggio, scontro sul lavoro. Meloni rivendica i risultati, Schlein attacca: “Bugiarda”

Pubblicato: 01/05/2025 14:08

Nel giorno in cui si celebra il lavoro, la politica alza i toni. Giorgia Meloni apre il Primo maggio con un messaggio orgoglioso: “Oltre un milione di posti di lavoro creati in due anni e mezzo, occupazione femminile ai massimi storici, disoccupazione ai minimi da 18 anni”. Un bilancio che la premier definisce “storico”, rivendicando l’azione del governo. Ma dalle piazze e dai partiti d’opposizione arriva una replica netta e carica di sfida: “Sta raccontando un Paese che non esiste”, attacca Elly Schlein. Per Giuseppe Conte si tratta di “ipocrisia istituzionalizzata”. E Angelo Bonelli accusa: “Anche oggi, bugie seriali”.

Meloni, nel suo post su X, ringrazia “chi lavora, chi cerca un’occasione, chi non si arrende”. Poi elenca i dati: oltre 24 milioni e 300 mila occupati, una crescita che il governo attribuisce a riforme strutturali e incentivi mirati. Il lavoro, ribadisce, “è uno dei pilastri della nostra azione”. Ma il clima è tutt’altro che celebrativo.

Schlein: “Salari fermi, contratti bloccati. Altro che record”

La segretaria del Pd non concede nulla. “La premier mente sui salari”, afferma da Roma, ricordando che “secondo l’ISTAT non si è recuperato l’8% di potere d’acquisto perso dal 2021”. Per Schlein, l’Italia è fanalino di coda nel G20 e il governo ostacola “di fatto” l’introduzione del salario minimo. “Non hanno avuto nemmeno il coraggio di bocciarlo apertamente. Ma i loro stessi elettori lo vogliono”. E aggiunge: “Cinque milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto, mentre le bollette restano tra le più care d’Europa”.

Conte e Bonelli attaccano, Renzi rivendica il Jobs Act

Nel fuoco incrociato si inserisce Giuseppe Conte, che accusa l’esecutivo di “prendere in giro i lavoratori con decreti spot mentre smantella le tutele”. Il leader del M5s rilancia la mobilitazione per i referendum dell’8 e 9 giugno: “Diremo quattro sì per riconquistare dignità al lavoro”. Angelo Bonelli, da parte sua, definisce “gravissimo” negare l’emergenza salariale, parlando di “un racconto scollegato dalla realtà”.

In controtendenza, invece, Matteo Renzi difende il proprio operato da ex premier e rilancia il Jobs Act come leva della crescita occupazionale. “Anche grazie a quella riforma sono aumentati i posti di lavoro. Ma Meloni e Salvini all’epoca erano contro”. Una frecciata che mira anche al centrodestra, a conferma di un asse politico ancora diviso sul passato e sul futuro del lavoro.

Landini: “Più precari, giovani in fuga. Servono risposte, non slogan”

Dal palco della Cgil, il segretario Maurizio Landini rilancia le preoccupazioni del sindacato: “Il lavoro è sempre più precario, i giovani scappano. Basta con le narrazioni autoreferenziali. Servono politiche vere per garantire diritti, sicurezza, contrattazione”. Parole che danno voce a un malessere diffuso, al di là delle appartenenze politiche.

Il Primo maggio 2025 si chiude così in trincea, tra numeri e contro-numeri, tra trionfalismi e denunce, in un clima di campagna elettorale permanente che sembra aver preso il sopravvento anche sulla memoria e sul significato della giornata.

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