
Bruxelles è pronta a mettere sul piatto 50 miliardi di euro per placare le tensioni commerciali con Washington: un’azione improntata sulla diplomazia, ma senza accettare imposizioni unilaterali. Il messaggio è arrivato da Maros Sefcovic, commissario europeo al Commercio e figura chiave nei colloqui con l’amministrazione Trump, in un’intervista al Financial Times che segna una svolta nei rapporti transatlantici.
“Se il problema del deficit commerciale è rappresentato da 50 miliardi, credo che possiamo davvero risolverlo rapidamente”, ha dichiarato Sefcovic. L’Unione europea è disposta ad aumentare significativamente gli acquisti di gas naturale liquefatto (GNL), soia e altri beni statunitensi, ma non intende cedere alla richiesta americana di mantenere dazi del 10% sui prodotti europei.
Nessun compromesso al ribasso: l’Ue alza la posta, ma pone dei limiti
L’offerta è concreta, ma condizionata. Bruxelles non accetta che la soglia del 10% diventi il nuovo standard nei negoziati. “Lo consideriamo un livello molto elevato”, ha ribadito Sefcovic, sottolineando che un’intesa non può fondarsi su un simile squilibrio.

Nel linguaggio ovattato della diplomazia commerciale, queste parole suonano come un avvertimento: l’Europa è pronta a trattare, anche a rinforzare l’interscambio, ma non a piegarsi a un’America che tratta l’alleato europeo alla stregua di un concorrente.
Verso un nuovo equilibrio globale?
L’iniziativa dell’Unione arriva in un momento in cui il Presidente Trump, che ha improntato la sua politica economica in modo molto aggressivo, ha riaffermato la sua volontà di rinegoziare i rapporti con i partner storici sovvertendo l’ordine multilaterale. Per l’Europa, si tratta di un passaggio decisivo: evitare una nuova guerra commerciale salvaguardando però l’autonomia strategica del continente.
“È fondamentale capirci meglio a vicenda”, ha concluso Sefcovic. Dietro l’appello alla comprensione reciproca, resta sul tavolo la di un aproposta realtà molto concreta: 50 miliardi di motivi per evitare un’escalation, ma nessuna intenzione di trattare in posizione di sudditanza.
Nonostante ciò, lo sviluppo della trattativa mostra come la strategia di Trump, che sfruttando la potenza militare ed economica degli Stati Uniti ha messo spalle al muro proprio i suoi alleati, stia almeno in parte funzionando. Almeno per gli obiettivi che il Presidente americano si è posto sin dall’inizio, al di là di una strategia comunicativa discutibile, sì, ma anche molto “americana”.