
Il cronometro segna il minuto in cui il Grande Torino esplode in un boato: dal dischetto arriva il calcio di rigore per i granata. Nell’attimo in cui il pallone danza sull’erba, il silenzio cala improvviso sulla panchina.
Senza preavviso, Paolo Vanoli si piega su se stesso, lo sguardo fisso sul campo ma il corpo che cede. Il pubblico trattiene il respiro, mentre il mister rimane in equilibrio tra sorpresa e determinazione, senza perdere conoscenza.
Scattano i riflessi dei medici granata, che lo avvolgono con gesto rapido e sicuro. In un attimo, Vanoli ritrova energia: si appoggia alle spalle del fisioterapista, si rialza e con passo incerto ma deciso torna al suo scanno.
Accanto a lui, l’allenatore del Venezia abbandona la sua area tecnica, attraversa la linea bianca e poggia una mano solidale sulla spalla del collega, cercando rassicurazioni in uno sguardo. Vanoli annuisce, respira a fondo e si accomoda di nuovo, mentre lo stadio riprende il suo corso tra applausi di sollievo e l’eco del rigore appena calciato.

Alle spalle di questo momento di tensione c’è un tecnico dal percorso ricco e variegato. Ex centrocampista, Vanoli ha mosso i primi passi nel settore giovanile del Milan, per poi vestire le maglie di Juventus e Parma, guadagnandosi la fama di mediano elegante e dal tocco raffinato. Ha indossato la casacca azzurra nell’Under-21 e contribuito al trionfo degli Europei del 1994.
La sua carriera da allenatore è iniziata nelle giovanili rossonere, proseguendo poi con incarichi in club di Serie B e all’estero. Nota è la sua capacità di costruire squadre equilibrate e aggressive, qualità che lo ha portato fino alla guida tecnica del Torino, dove ha saputo ritrovare quell’energia che da giocatore lo contraddistingueva.