Vai al contenuto

Australia, i laburisti vincono ancora: “miracolo al contrario” per Trump

Pubblicato: 03/05/2025 14:57

Dopo il Canada, anche l’Australia assiste a un inatteso successo progressista, che porta il premier Anthony Albanese a una netta vittoria elettorale. A dispetto dei sondaggi e delle difficoltà economiche interne, i laburisti confermano il governo e registrano un risultato che i media locali già definiscono “storico”.

Secondo le proiezioni dell’Abc News, il partito laburista ha superato con margine l’alleanza Liberal-Nazionale guidata da Peter Dutton, che ha perso persino il proprio seggio a Brisbane, travolto dall’outsider Alice France, ex giornalista e atleta paraolimpica. Con l’uscita dal Parlamento, Dutton ha annunciato l’addio alla politica: “Dopo 24 anni, è tempo di lasciare”.

Il primo premier confermato in vent’anni

È la prima volta dal 2004 che un primo ministro australiano riesce a ottenere la riconferma. L’ultimo a riuscirci fu il liberale John Howard. Per Albanese, 62 anni, figlio di un immigrato di Barletta, si tratta di una conferma personale e politica che ribalta la tendenza alla volatilità dell’elettorato australiano. Tuttavia, non è ancora chiaro se i numeri basteranno per un governo monocolore o se sarà necessario un accordo con i Verdi e gli indipendenti.

Albanese era andato al potere nel 2022, ma nei mesi scorsi i problemi economici – inflazione, crisi del sistema sanitario, emergenza abitativa – avevano eroso i consensi, spingendolo a indire elezioni anticipate. A riaccendere il consenso è stato però l’effetto boomerang del trumpismo, che ha condizionato la campagna del suo avversario.

Il peso di Trump nella campagna australiana

Dopo la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, il conservatore Dutton ha adottato toni sempre più simili a quelli dell’ex presidente americano, rilanciando slogan sovranisti e battaglie “anti-woke”. Una strategia che si è rivelata controproducente: il 48% degli australiani intervistati ha espresso giudizi negativi su Trump, percentuale ancora più alta tra i giovani, che rappresentano il 43% dell’elettorato.

Il parallelo con quanto accaduto in Canada è evidente. Anche lì, dopo l’irrigidimento protezionista della nuova amministrazione USA, i progressisti hanno recuperato terreno. In entrambi i casi, i candidati moderati hanno scelto di attaccare frontalmente Trump, mentre in paesi come il Regno Unito, i leader mainstream si sono mostrati più prudenti, lasciando campo libero al populista Nigel Farage.

Commonwealth, un legame da ripensare

Nel dibattito australiano ha trovato spazio anche la riflessione sull’identità nazionale e sul rapporto con il Commonwealth. L’Australia, come il Canada, resta una monarchia costituzionale con Re Carlo come capo di Stato, ma cresce la spinta repubblicana. In un contesto globale segnato da nuove tensioni geopolitiche e da un raffreddamento dei rapporti con Washington, il retaggio britannico torna a essere tema divisivo.

Intanto, il voto australiano rappresenta per i media di Sydney un nuovo “miracolo al contrario” firmato da Trump: dopo aver galvanizzato le opposizioni in patria, il suo ritorno alla presidenza sta provocando un’ondata di reazione nei paesi alleati, favorendo chi si propone come argine al sovranismo.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure