
Era il pomeriggio di mercoledì scorso quando la tragedia ha colpito la montagna. I vigili del fuoco Nico Civitella ed Emanuele Capone, entrambi di 42 anni, stavano affrontando una delle tante sfide che la Maiella può riservare a chi ha il coraggio di esplorarla. Ma quella volta, il destino si è messo in mezzo, e una tranquilla escursione di canyoning si è trasformata in un incubo.

Il dramma nelle acque del fiume Avello
Nel cuore della forra del Massiccio della Maiella, il fiume Avello è sempre stato un avversario temibile. Ma quel giorno, l’acqua aveva raggiunto livelli mai visti prima. La corrente era più forte che mai, e mentre i quattro escursionisti cercavano di guadagnarsi un punto sicuro, l’imprevedibile si è materializzato. La gamba di Emanuele si è bloccata tra le rocce, e l’acqua impetuosa ha iniziato a trascinarlo.
Con un gesto che definisce la forza dell’amicizia e il coraggio assoluto, Nico Civitella non ha esitato. Si è tuffato per cercare di salvare l’amico, senza pensarci un attimo. Ma un’onda improvvisa, alimentata dal pieno della neve sciolta sul Monte Cavallo, li ha travolti entrambi, portandoli via.

La lunga e difficile operazione di recupero
Quando la notizia è arrivata ai soccorritori, la macchina dell’emergenza si è messa subito in moto. Ma la forra, con il suo corso stretto e impervio, non dava tregua. Nei giorni seguenti, le squadre di soccorso hanno provato ad accedere da monte, ma la portata del fiume, ormai fuori controllo, rendeva ogni tentativo impraticabile.
Dopo oltre 50 ore dall’individuazione dei corpi, le operazioni hanno trovato una nuova strada. Grazie all’intervento degli specialisti in soccorso alpino e fluviale, un gruppo di tecnici ha raggiunto un punto laterale della forra. La squadra ha utilizzato manovre di precisione, con l’aiuto dei droni, per mappare la zona e localizzare il punto esatto in cui i corpi dei due vigili erano stati sistemati su barelle di emergenza.
Le condizioni erano difficili: il fiume Avello, con il suo livello sempre più alto e la corrente che si faceva minacciosa, continuava a complicare ogni operazione. Nonostante ciò, un elicottero dei Vigili del Fuoco è riuscito finalmente a intervenire, utilizzando un verricello per sollevare le salme e portarle in sicurezza all’ospedale Civile di Chieti.
Un legame che va oltre la morte
Il gesto di Nico, che ha cercato di salvare l’amico a tutti i costi, resterà impresso nella memoria di chi lo ha conosciuto. Non solo come un atto eroico, ma come l’epitome di quello spirito di fratellanza che anima i membri del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
L’incidente ha scosso profondamente tutta la comunità, ma anche chi non li conosceva ha avuto modo di apprezzare la determinazione e il sacrificio di chi rischia la vita ogni giorno per il bene degli altri. La morte di Nico Civitella ed Emanuele Capone non è solo una tragedia personale, ma un monito del valore di chi, senza esitazione, si mette in gioco per gli altri.