
Dimenticate Dan Brown e le sue fantasie: il vero mistero del Vaticano non si nasconde in codici cifrati o cripte sepolte, ma tra le mura della Cappella Sistina. È lì, nel cuore della cristianità, che si svolge uno dei rituali più antichi e blindati del mondo: il conclave. E oggi, a distanza di secoli, quel rituale si aggiorna, trasformando la sede papale in un bunker digitale per proteggere il voto più delicato della Chiesa cattolica.
Tutto iniziò nel 1270, quando a Viterbo (allora sede del papato) i cittadini persero la pazienza: l’elezione del successore di papa Clemente IV si trascinava da quasi tre anni. Così decisero di chiudere a chiave i cardinali nella sala del palazzo arcivescovile: da lì non sarebbero usciti finché non avessero scelto un nuovo pontefice. Alla fine, quando la porta si riaprì, due cardinali erano morti. E il nuovo eletto, papa Gregorio X, non dimenticò la lezione: da quel momento i cardinali avrebbero dovuto votare in isolamento assoluto, dormire in celle comuni, senza contatti con l’esterno, e dopo tre giorni, solo un pasto al giorno per accelerare la decisione.
Nel tempo le regole si sono evolute, ma lo spirito è rimasto lo stesso: garantire la massima riservatezza ed evitare pressioni esterne. Oggi però, come ricorda il Corriere della Sera, “chiudere a chiave” non basta più. Nell’era dei droni, delle microspie e degli hacker, la sicurezza del conclave si gioca anche e soprattutto sul fronte tecnologico.
Già nel 2005, durante l’elezione di Benedetto XVI, fu introdotto il divieto di utilizzo dei cellulari. Ma oggi, per scongiurare ogni possibile fuga di notizie, si ricorre a strumenti ben più sofisticati. La Cappella Sistina verrà isolata fisicamente e digitalmente: porte e finestre saranno chiuse e oscurate con pellicole opache, così da impedire qualsiasi visuale dall’esterno, persino a satelliti e droni. Tutti i cardinali elettori presteranno giuramento di riservatezza in latino, con la minaccia ben chiara di scomunica automatica per chi dovesse rivelare dettagli del processo elettivo. Nessuna comunicazione sarà possibile con l’esterno. La Residenza di Santa Marta, dove i cardinali dormiranno e consumeranno i pasti, sarà anch’essa completamente bonificata per individuare eventuali dispositivi di sorveglianza nascosti.
E non è tutto. Verranno attivati disturbatori di segnale (jammer) capaci di neutralizzare ogni tentativo di trasmissione: anche se qualcuno riuscisse a introdurre un cellulare o un computer, non potrebbe comunque collegarsi a nessuna rete o antenna. La parola d’ordine è una sola: sigillare. Anche eventuali appunti o schede di voto, dopo ogni scrutinio, verranno bruciati, affinché nulla possa uscire da quelle mura. Solo la celebre fumata bianca potrà comunicare al mondo l’avvenuta elezione.
Parallelamente è stato predisposto un piano di sicurezza informatica per contrastare potenziali attacchi hacker: le comunicazioni tra i vari dicasteri vaticani saranno criptate attraverso canali riservati, così da prevenire qualsiasi tipo di intercettazione o intrusione digitale.
In questo scenario, la Cappella Sistina diventa molto più che un luogo sacro: si trasforma in un vero e proprio caveau della fede, una cassaforte dove non si custodiscono monete o lingotti, ma l’autorità spirituale più alta della Chiesa. E in tempi in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce e si diffondono con un clic, proteggere il silenzio può essere più difficile che proteggere l’oro.