
È destinata a far discutere ancora a lungo la vicenda accaduta nei giorni scorsi presso la Taverna di Santa Chiara a Napoli, finita al centro di una polemica di portata nazionale dopo la pubblicazione di un video virale che ritrae una lite tra l’oste del locale e un gruppo di turisti israeliani. Il filmato ha immediatamente innescato una valanga di reazioni sui social, dividendo l’opinione pubblica tra chi difende la ristoratrice e chi, al contrario, sostiene di trovarsi davanti a un caso di discriminazione.
Il video e la discussione con i turisti israeliani
Nel video – girato presumibilmente dai turisti stessi e poi diffuso online – si assiste a un acceso scambio di battute tra i clienti e la titolare del locale. Secondo la ricostruzione offerta dalla giornalista Selvaggia Lucarelli, che ha preso posizione pubblicamente sulla vicenda, i fatti sarebbero andati diversamente da quanto sostenuto da alcune testate o commentatori.
I turisti israeliani, spiega Lucarelli, avrebbero mangiato regolarmente presso la Taverna di Santa Chiara, venendo accolti e serviti come qualunque altro cliente. Solo successivamente, parlando con altri commensali e invitandoli a visitare il loro Paese, sarebbe nato un confronto acceso con la proprietaria del locale, che avrebbe espresso un’opinione critica verso il governo israeliano per il suo operato nella Striscia di Gaza. A quel punto, il diverbio si sarebbe intensificato e i turisti, ormai in uscita dal ristorante, avrebbero registrato il video poi diffuso online.
La posizione di Selvaggia Lucarelli
La giornalista ha difeso apertamente la ristoratrice, scrivendo in un post social che “non ha cacciato due israeliani dal suo ristorante, né li ha discriminati per la loro origine”. Secondo Lucarelli, l’oste avrebbe semplicemente preso posizione contro il genocidio in Palestina, e il video sarebbe stato diffuso con l’obiettivo di denigrare pubblicamente una persona che ha avuto il coraggio di esporsi su un tema complesso.

Nel suo intervento, Lucarelli ha anche criticato aspramente la reazione di chi ha visto nella vicenda un episodio di antisemitismo. “La signora non tifa per il genocidio”, ha affermato, aggiungendo che se ci fossero più persone come lei, “il mondo sarebbe un posto migliore”. Ha infine invitato a visitare la Taverna, descrivendola come un luogo dove si può trovare non solo buon cibo ma anche “coscienza e dignità”.
Il comunicato della Taverna e le minacce ricevute
A seguito dell’ondata mediatica e delle numerose critiche ricevute, la Taverna di Santa Chiara ha pubblicato un comunicato ufficiale attraverso i propri canali social, in cui offre la propria versione dei fatti. Nel messaggio si precisa che le immagini diffuse sarebbero state registrate e pubblicate illegalmente, senza il consenso dei presenti, violando così la privacy della titolare e dello staff.
Nel testo, i gestori del ristorante spiegano che l’unica colpa che si attribuiscono è quella di aver preso posizione, aderendo alla campagna degli Spazi Liberi dall’apartheid israeliano. Ribadiscono inoltre di aver agito nel rispetto dei clienti, ma di aver reagito quando si è cercato di strumentalizzare la situazione.
Grave, però, la denuncia che segue: la Taverna di Santa Chiara sarebbe ora bersaglio di minacce anonime, alcune delle quali estremamente violente. “Abbiamo ricevuto messaggi con minacce di spedizioni punitive, distruzione del locale, violenza fisica verso la proprietaria e lo staff, e addirittura auspici di stupro”, si legge nel comunicato. Un’escalation verbale che, sottolineano, configura veri e propri reati.
Verso un’azione legale
La risposta a quest’ondata di odio non si farà attendere: i responsabili del locale hanno annunciato di voler adire le vie legali contro gli autori dei messaggi minatori, ma anche contro chi ha diffuso le immagini senza autorizzazione, contribuendo a montare la polemica.
🍽️ Due turisti israeliani hanno pranzato alla Taverna Santa Chiara, nel centro storico di Napoli. Al termine del pasto, durante una conversazione con altri clienti, è emerso che il locale aderisce alla campagna Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI), promossa dal… pic.twitter.com/kR6uLGRDPA
— l'AntiDiplomatico (@Lantidiplomatic) May 4, 2025
La vicenda della Taverna di Santa Chiara pone l’attenzione su temi centrali e complessi: la libertà di espressione, il diritto alla critica politica, la strumentalizzazione del dissenso, ma anche la fragilità del dibattito pubblico sui social, dove tutto si consuma in tempo reale e il rischio di alimentare odio è sempre dietro l’angolo.
Una questione che supera i confini della gastronomia
Il caso ha travalicato la dimensione locale, toccando corde profonde della coscienza civile e politica italiana. In un contesto internazionale drammatico come quello mediorientale, anche un gesto apparentemente banale – una frase detta in un ristorante – può diventare detonatore di conflitti ideologici e mediatici.
Che si tratti di una trattoria napoletana o di un palco televisivo, la questione centrale resta la stessa: si può ancora prendere posizione, oggi, senza essere travolti da campagne di odio e denunce infondate? La risposta, in questo caso, potrebbe arrivare dai tribunali, ma anche da una riflessione collettiva più ampia sul diritto alla parola e alla presa di coscienza.