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“Fatta sparire dopo un aborto”. Emanuela Orlandi, spunta la clamorosa pista. Tutti i particolari

Pubblicato: 06/05/2025 19:35

Un blogger è stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito del procedimento sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana sparita nel nulla il 22 giugno 1983 a Roma. L’indagine, riaperta nel 2023 dalla Procura di Roma e per la prima volta anche da quella del Vaticano, ha subito una svolta con l’avvio di un’indagine a carico dell’uomo dopo alcuni post pubblicati sui social in merito alla vicenda. Il caso, uno dei misteri irrisolti più emblematici d’Italia, è ora oggetto anche di una commissione parlamentare di inchiesta.

Secondo quanto riferito dagli inquirenti, al blogger – un cinquantenne residente in provincia di Frosinone – è stato contestato il reato di favoreggiamento. Nei giorni scorsi, la polizia giudiziaria ha eseguito una perquisizione domiciliare, sequestrando anche il personal computer dell’indagato. Secondo l’accusa, avrebbe pubblicato informazioni riservate riguardanti il caso Orlandi, potenzialmente in grado di ostacolare le indagini in corso. Il suo legale, l’avvocato Luigi Tozzi, ha dichiarato all’Ansa: “Siamo completamente estranei ai fatti contestati e chiederemo di essere ascoltati dal pubblico ministero”.

Come riportato da Ciociariaoggi, l’uomo – identificato con le iniziali M.B. – avrebbe condiviso due post controversi nel gruppo social “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi”, citando una fonte anonima (indicata solo con le iniziali) riguardo a un presunto evento connesso alla scomparsa della giovane. Proprio queste pubblicazioni hanno portato all’intervento dell’autorità giudiziaria, che ha disposto perquisizioni personali e domiciliari alla ricerca di documentazione rilevante, anche in merito alla possibile creazione di profili falsi o informativi legati alla vicenda.

Non si è fatta attendere la reazione del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che da anni lotta per ottenere verità e giustizia. “La persona di cui si parla nei recenti articoli – ha scritto – è qualcuno che ho bannato più volte dai miei spazi per le affermazioni deliranti e offensive, rivolte a me, alla mia famiglia e perfino a Emanuela”. Pietro ha anche accusato il blogger di aver diffuso notizie false e lesive, tra cui la tesi secondo cui Emanuela sarebbe stata incinta e portata in Inghilterra, un’affermazione definita “ridicola e infondata”.

L’ipotesi di reato formulata dalla procura, però, non riguarda la diffamazione, bensì il favoreggiamento, suggerendo che l’indagato possa aver agevolato qualcuno o ostacolato le indagini in corso. Non è chiaro se vi siano altri soggetti coinvolti, ma si tratta della prima iscrizione formale nel registro degli indagati da quando l’inchiesta è stata riaperta nel 2023. Un segnale di come il fascicolo stia prendendo una piega più concreta, anche a livello giudiziario.

Il caso Orlandi resta una ferita aperta nella memoria collettiva italiana, simbolo di zone d’ombra mai chiarite nei rapporti tra Vaticano, servizi segreti e istituzioni. La decisione di indagare un cittadino comune per un reato legato al caso riaccende l’attenzione sull’effettiva portata delle informazioni non ufficiali che circolano sul web, spesso veicolate da blogger e utenti dei social, e sulle loro conseguenze legali.

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