
Una giornata all’apparenza tranquilla si è trasformata in un incubo. Durante una visita alla mostra immersiva Art of Play a Roma, un uomo ha colpito con un pugno una mascotte a forma di orso rosa. All’interno del costume si trovava una lavoratrice. Il colpo l’ha fatta cadere. Dopo gli accertamenti medici, i medici le hanno diagnosticato sessanta giorni di prognosi.
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L’installazione serviva per accogliere il pubblico. I visitatori potevano abbracciare l’orso e scattare foto. Nessuno si aspettava un gesto violento. L’episodio è avvenuto in un momento di apparente calma. Pochi presenti nella sala. Nessun segnale di tensione.ù
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Il caso ha sollevato un dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto in contesti artistici e culturali. La lavoratrice oggi riceve assistenza dalla Cgil. Il sindacato ha già inviato una diffida contro le aziende organizzatrici dell’evento.
L’aggressione nella sala Teddy
L’attrice professionista colpita lavorava dentro il pupazzo. L’episodio è avvenuto il 13 aprile, una domenica. L’uomo, sulla cinquantina, è entrato con la compagna. Dopo pochi secondi si è avvicinato al costume e ha sferrato un pugno allo zigomo sinistro della mascotte. L’attrice è caduta a terra.
Dopo l’urto, l’uomo si è giustificato. “Non sapevo ci fosse dentro una persona, ma non è scritto da nessuna parte”, ha detto. La vittima ha urlato. È stata subito soccorsa da una hostess e accompagnata in camerino. Poi ha raggiunto il bar per mettere del ghiaccio sul volto gonfio.
Lavoro senza tutele, contratto scoperto
La Cgil ha denunciato le condizioni lavorative. “Contratti brevi, senza copertura nei giorni di lavoro effettivo”, ha dichiarato il sindacato. L’attrice quel giorno lavorava senza contratto. Dai documenti risulta coperta solo per un mese, nonostante avesse prestato servizio da ottobre ad aprile.
Già in passato erano stati segnalati episodi di molestie e aggressioni. “Pacche, spinte, attacchi di panico. Il costume mi soffocava, e nessuno ci proteggeva”, ha detto la vittima. Aveva chiesto più volte maggiore sicurezza. Nessun cartello segnalava la presenza di persone all’interno dei costumi.
Due mesi di prognosi e richieste di giustizia
Dopo il colpo, la lavoratrice ha guidato fino all’ospedale. La tac ha escluso fratture, ma nei giorni seguenti sono emersi sintomi più gravi. Il Gemelli le ha assegnato una prognosi di sessanta giorni, con controlli specialistici già programmati.
Non potrà lavorare. Insegna danza, recita e si esibisce. Tutto fermo. “Il corpo è il mio lavoro. Nessuna tutela. Nessuna sicurezza. Voglio giustizia”, ha dichiarato. Chiede un risarcimento per i danni subiti e denuncia l’assenza di regole chiare per proteggere chi lavora a contatto con il pubblico.