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“Non siamo il vostro 51esimo Stato”: l’orgoglio canadese sfida Trump

Pubblicato: 06/05/2025 23:04

ROMA – “Ho detto a Trump di smetterla di chiamarci il 51esimo Stato americano”. È una replica secca e orgogliosa quella con cui Mark Carney, premier del Canada, ha messo fine alla provocazione lanciata da Donald Trump alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca. Il presidente statunitense aveva parlato di un possibile “matrimonio” tra i due Paesi, evocando l’idea – provocatoria ma ripetuta più volte – di includere il Canada come uno Stato in più dell’Unione americana.

Carney ha risposto senza giri di parole: “Saremo padroni a casa nostra”, sottolineando che il Canada non è in vendita e che l’opinione dei cittadini su questo punto è irremovibile. Trump ha rilanciato via social con il suo consueto stile: “Mai dire mai. Sarebbe un bel matrimonio, vedremo”.

Scontro a distanza prima dell’incontro ufficiale

Lo scontro, iniziato prima ancora del faccia a faccia tra i due leader, ha preso forma sui social. Trump ha attaccato Ottawa sostenendo che “l’America sovvenziona il Canada con 200 miliardi di dollari l’anno”, tra protezione militare e vantaggi economici. “Non abbiamo bisogno delle loro auto, della loro energia, del loro legname. Non abbiamo bisogno di nulla da loro – ha scritto su Truth Social – a parte la loro amicizia, che spero manterremo sempre. Loro, invece, hanno bisogno di tutto da noi”.

Parole che non hanno impedito un colloquio definito ‘costruttivo’ da entrambi i leader, ma che rendono evidente quanto sia fragile il rapporto tra Washington e Ottawa nella nuova stagione politica nordamericana. Carney ha definito il legame con gli Stati Uniti “complesso”, ma ha ribadito la volontà di lavorare insieme su un’intesa commerciale equa e bilanciata.

Un Canada assertivo che rivendica indipendenza

L’irritazione canadese non nasce da vecchie rivalità ma da una provocazione inedita e simbolicamente pesante. Carney, da pochi mesi alla guida del governo, ha scelto di esordire in politica estera con un messaggio forte di indipendenza e dignità nazionale, difendendo la sovranità del Canada senza rinunciare al dialogo. Per ora, ha detto, “ci saranno alti e bassi”, ma la direzione è chiara: né sottomissione né rottura.

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