
Il rombo dei motori aveva appena lasciato spazio al fragore dello schianto: un attimo di caos, luci che esplodono nell’oscurità della prima curva e l’assordante silenzio di chi capisce di non avere più tempo per reagire. In quel tratto di asfalto di Oulton Park, lunedì 5 maggio, un incidente tra undici moto è diventato tragedia in pochi istanti: fiamme improvvise, piloti che lottano per non esplodere nel nulla, soccorsi sommersi dall’urgenza.
Tra le carcasse carbonizzate, la speranza è svanita velocemente. Shane Richardson, 29 anni, non è riuscito a rialzarsi, e con lui è caduto anche Owen Jenner, appena 21, travolti entrambi nel vortice di metallo e scintille. Il British Superbike Championship si è fermato in silenzio, cancellando ogni bandiera a scacchi e ogni applauso.
Ma nel cuore di questa notte di fuoco, c’è una storia che sfiora l’impossibile. Una donna che ha già conosciuto la stessa pena. Nove anni fa, era al fianco di un altro giovane pilota, Billy Redmayne, quando le loro moto hanno tradito la speranza: un incidente alla Oliver’s Mount Spring Cup ha strappato alla vita quel venticinquenne, lasciando lei sola in un letto d’ospedale.
Lei si chiama Hannah James. Ex “grid girl”, abituata a sorridere sulle linee di partenza e a trasformare il casco in un simbolo di fiducia. La vita le aveva regalato un nuovo amore in Shane: insieme avevano due bambini, un nido costruito tra i box e le curve, tra i lunghi viaggi e i circuiti bagnati di adrenalina. Una felicità nata proprio su quella pista che le aveva già portato via Billy.
E ora il destino si è ripetuto con la stessa crudeltà. Hannah, ancora una volta, ha visto svanire chi amava, travolto dalla medesima passione che li aveva uniti. Su un social circola un’immagine che brucia il petto: Shane, Billy e la stessa Hannah, fianco a fianco, con i caschi sotto il braccio e il vento della gioventù negli occhi. Richardson l’aveva condivisa per ricordare l’amico perduto, scrivendo: «Non dimenticherò mai il breve tempo che abbiamo condiviso correndo in moto entrambi».
Oggi quella foto sembra un’istantanea sospesa nel dolore, un monito cupo sulle curve della vita. Il circuito tace, le moto sono ferme, e il cuore di Hannah conosce già la strada più difficile: rialzarsi ancora, cullare i ricordi e trovare un senso in un’emozione che continua a correre, anche quando il motore si arrende al silenzio.