
È previsto per mercoledì 7 maggio uno sciopero nazionale del comparto scuola, indetto dai Cobas e da altri sindacati di base, che coinvolgerà il personale docente e ATA delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. La mobilitazione rappresenta un forte segnale di dissenso verso le prove Invalsi e le nuove Indicazioni Nazionali 2025, presentate dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
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La manifestazione centrale a Roma
Il cuore della protesta sarà a Roma, in viale Trastevere, proprio davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione, dove, a partire dalle ore 9:30, si terrà la manifestazione principale. In contemporanea, i promotori hanno annunciato iniziative parallele in numerose altre città italiane, a dimostrazione della diffusione e della compattezza del malcontento che attraversa il mondo scolastico.
Critiche alle prove Invalsi e al modello educativo
Tra i temi centrali della protesta figurano le prove Invalsi, considerate dai sindacati uno strumento inefficace per il miglioramento della qualità dell’istruzione. I Cobas e gli altri promotori sottolineano come questi test standardizzati, oltre a non incidere positivamente sulla didattica, finiscano per amplificare le disuguaglianze sociali e territoriali, penalizzando soprattutto gli istituti in contesti più fragili.
Ancora più dura la posizione nei confronti delle nuove Indicazioni Nazionali 2025, giudicate eccessivamente eurocentriche, selettive e lontane dalle esigenze di una scuola che sappia interpretare la complessità del presente. Secondo i Cobas, le direttive promuoverebbero un modello educativo competitivo, sbilanciato verso il rendimento e poco attento ai valori della cooperazione, dell’inclusione e della pluralità culturale.
Le richieste dei sindacati
Attraverso lo sciopero del 7 maggio, i sindacati chiedono il ritiro immediato delle nuove direttive ministeriali. Ma la protesta va oltre. Al centro della piattaforma rivendicativa ci sono anche richieste storiche del settore: maggiori investimenti nella scuola pubblica, rafforzamento degli organici, stabilizzazione dei precari, e un rinnovamento reale delle strutture scolastiche e della didattica.

I promotori sottolineano la necessità di una scuola che torni ad essere bene comune, capace di garantire pari opportunità educative a tutte e a tutti. Una scuola che non si limiti a misurare performance, ma che sappia valorizzare la relazione educativa, il pensiero critico e la formazione integrale delle persone.
Con lo sciopero di mercoledì, il personale scolastico lancia un messaggio chiaro alle istituzioni: serve una svolta reale nella politica scolastica, lontana dalla logica della competizione e più vicina ai bisogni concreti di studenti, insegnanti e famiglie.