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Zoe Anne Guaiti muore in sala parto, incinta al sesto mese: “Infezione fulminante”

Pubblicato: 06/05/2025 13:10
Zoe muore sala parto

Una vicenda che ha sconvolto la comunità trentina e ha lasciato un vuoto incolmabile in una famiglia che si preparava ad accogliere una nuova vita. Zoe Anne Guaiti, 39 anni, residente a Bolognano di Arco, è morta all’ospedale Santa Chiara di Trento a causa di una grave infezione che ha colpito lei e il bambino che portava in grembo. La donna era incinta al sesto mese e il parto era previsto per il mese di agosto.
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Una febbre alta e i primi segnali della crisi

Il fine settimana scorso Zoe aveva iniziato a manifestare i primi sintomi. Una condizione di forte malessere, con febbre alta, spossatezza e dolori generalizzati, inizialmente scambiata per una forma influenzale particolarmente aggressiva. Ma in poche ore le condizioni si sono aggravate in maniera drammatica. La temperatura corporea ha toccato i 40 gradi e il marito, preoccupato per la salute della moglie e del nascituro, ha allertato immediatamente i soccorsi.

Vista la gravidanza avanzata, è stato disposto un trasporto d’urgenza in elicottero verso il capoluogo. All’arrivo al pronto soccorso del Santa Chiara, i medici del reparto di ginecologia hanno effettuato i primi controlli, rilevando purtroppo che il feto era già privo di vita.

Il peggioramento improvviso e il decesso

Nonostante la gravità della situazione, Zoe è rimasta lucida e cosciente. I sanitari hanno tentato un intervento disperato inducendo il parto, ma subito dopo le sue condizioni sono precipitate. A stroncarla sarebbe stata una combinazione devastante di emorragia massiva e shock settico iperacuto, che non le ha lasciato scampo.

La direzione dell’ospedale ha comunicato che l’equipe medica è intervenuta immediatamente con un «trattamento medico e rianimatorio multidisciplinare ad alta intensità», ma l’evoluzione della sepsi si è dimostrata «rapida e aggressiva», rendendo vano ogni tentativo di salvarle la vita.

Un dolore che colpisce una comunità intera

Zoe era una figura conosciuta e amata nella zona dell’Alto Garda. Nata a Milano, con origini britanniche da parte di madre, si era trasferita in Trentino da giovane. Aveva studiato all’istituto d’arte Depero di Rovereto e lavorato per anni come libraia nelle librerie Giunti di Rovereto e Riva del Garda. Il suo volto era familiare a molti, e il suo carattere caloroso le aveva fatto guadagnare l’affetto di tutta la comunità.

Oltre al marito, lascia due figli piccoli, i genitori e tre fratelli. La notizia della sua morte ha gettato nello sconforto amici, conoscenti e cittadini, colpiti dalla tragedia di una vita spezzata insieme a quella del bambino che stava per nascere.

Accertamenti in corso sull’origine dell’infezione

L’Azienda sanitaria del Trentino ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia e ha annunciato l’avvio di accertamenti interni per chiarire le cause dell’accaduto. Sarà probabilmente disposta un’autopsia per verificare l’origine della grave infezione. Tra le ipotesi al vaglio, non si esclude la presenza di batteri resistenti agli antibiotici, che potrebbero aver contribuito all’evoluzione fulminea del quadro clinico.

L’intera comunità dell’Alto Garda si stringe ora attorno alla famiglia di Zoe, profondamente segnata da un dolore improvviso e lacerante. Quella che doveva essere una nuova nascita si è trasformata in un doppio lutto devastante, che solleva interrogativi e lascia dietro di sé un profondo senso di ingiustizia.

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