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Caso Garlasco, l’avvocato di Sempio parla di un sicario: “Alberto Stasi non ha ucciso Chiara Poggi”

Pubblicato: 07/05/2025 14:30
Garlasco avvocato Sempio sicario

Nel cuore del dibattito giudiziario italiano, il delitto di Garlasco continua a suscitare opinioni forti e posizioni contrastanti, anche a distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi. Un caso che ha diviso l’opinione pubblica, acceso il confronto tra giuristi, criminologi e giornalisti e generato, nel tempo, un fitto intreccio di piste, sospetti e sentenze. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, alcune voci continuano a sollevare dubbi sulla verità processuale.
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Una di queste è quella dell’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, l’uomo attualmente indagato dalla Procura di Pavia per omicidio in concorso. Lovati non ha mai nascosto la sua opinione e, anzi, l’ha ribadita pubblicamente in più occasioni, l’ultima delle quali durante la puntata del 6 maggio del programma Storie Italiane, in onda su Rai 1.

“Ho sempre pensato che Stasi sia innocente”

Con tono deciso e senza ambiguità, Lovati ha ricordato di difendere Sempio dal 2016, ma di seguire il caso fin dall’inizio: “Ero vivo anche nel 2007 e come tutti i cittadini e gli addetti ai lavori, ho sempre avuto le mie opinioni che esprimo in questa circostanza: ho sempre pensato che Stasi sia innocente. Una dichiarazione forte, che riaccende i riflettori su una delle inchieste più discusse della cronaca nera italiana.

Per Lovati, infatti, né il suo assistito, né Stasi, né alcun membro della famiglia Poggi sarebbe il vero responsabile dell’omicidio. L’ipotesi che porta avanti è un’altra: quella dell’intervento di un sicario, un esecutore materiale esterno alla cerchia di conoscenti della vittima. Un’idea che l’avvocato sostiene non da legale, ma “da cittadino o criminologo con una sua visione dei fatti”.

L’ipotesi del sicario e le presunte bugie di Stasi

A sostegno di questa teoria, Lovati cita l’assenza di un movente chiaro e la ricostruzione che Stasi fece del giorno dell’omicidio, che secondo lui sarebbe piena di incongruenze. In un’intervista a Fanpage.it, il legale ha affermato che “Alberto Stasi nella chiamata fatta ai carabinieri ha raccontato solo bugie, qualcuno per me lo avrebbe costretto a dire queste cose”. Parole che sollevano interrogativi inquietanti: se Stasi fosse stato davvero costretto a mentire, chi lo avrebbe spinto a farlo e perché?

L’avvocato entra nei dettagli della dinamica, mettendo in dubbio l’intera versione fornita da Stasi: “Ha detto di aver chiamato Chiara quella mattina, che non ha risposto, allora si è insospettito, è andato da lei, ha suonato e non ottenendo risposta ha scavalcato la recinzione. Ma se qualcuno citofona e nessuno apre, mica si scavalca”, commenta con tono sarcastico. E aggiunge: “Gli investigatori avrebbero dovuto verificare la presenza di impronte nel punto in cui disse di essere passato. Invece non lo hanno fatto”.

Dubbi sulle indagini e sul racconto processuale

Per l’avvocato Lovati, dunque, l’indagine iniziale avrebbe trascurato elementi importanti che avrebbero potuto confutare la ricostruzione di Stasi. Secondo la verità processuale, Stasi avrebbe ucciso Chiara, sarebbe tornato a casa per costruirsi un alibi, avrebbe pulito le scarpe sporche di sangue, fatto sparire l’arma e inscenato la telefonata ai carabinieri. Ma il legale di Sempio propone un’altra lettura: “Secondo me Stasi non è mai entrato nella villetta di Garlasco.

Anche le parole usate da Stasi nella telefonata ai carabinieri vengono messe sotto accusa: “Ha detto di aver trovato Chiara con la faccia bianca, ma era sporca di sangue. Ha anche sbagliato il numero civico. Come hanno fatto a credergli?”. Per Lovati, questi errori non sarebbero casuali, ma il frutto di una costrizione esterna: “Secondo me, qualcuno lo ha obbligato a raccontare una versione falsa”.

La replica della difesa di Stasi

Alle parole di Lovati, è seguita la risposta dell’avvocata Giada Bocellari, legale di Stasi, che a sua volta ha rilasciato dichiarazioni a Fanpage.it. “Non posso che apprezzare il fatto che ritenga Stasi innocente”, ha affermato, precisando però che l’idea del sicario è solo un’opinione personale del collega: “Non so se sia fondata o solo un’impressione. Non sono d’accordo, ma la parte importante è che Alberto Stasi sia innocente”.

Un’affermazione che apre una frattura ancora più profonda tra le convinzioni personali e i riscontri giudiziari, sottolineando come il caso Poggi sia ancora oggi un terreno delicato, in cui si intrecciano sentenze definitive, teorie alternative e un doloroso bisogno collettivo di verità.

In attesa di ulteriori sviluppi da parte della Procura di Pavia, l’opinione pubblica resta divisa tra chi ritiene il caso chiuso e chi continua a vedere spiragli di dubbio. L’unica certezza è che il nome di Chiara Poggi continua a pesare come una ferita aperta nella memoria del Paese.

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