
Città del Vaticano – Oggi pomeriggio, con l’ingresso solenne nella Cappella Sistina, comincia il Conclave chiamato a scegliere il nuovo Papa. E il nome che da giorni domina le conversazioni riservate tra porporati e osservatori è uno solo: Pietro Parolin. Il cardinale segretario di Stato parte con un pacchetto consistente di consensi e una lunga esperienza al centro del potere vaticano. Ma entrare favorito può essere un’arma a doppio taglio: basta poco per perdere slancio, soprattutto quando attorno si addensano altri nomi pronti a sorprendere.
La lezione del 2013: i voti si muovono, i favoriti si bruciano
Nel 2013, Angelo Scola sembrava avere la vittoria in tasca. Ne uscì ridimensionato. Jorge Mario Bergoglio, dato per papabile solo da una minoranza, fu invece spinto in alto da un consenso trasversale. Anche stavolta i primi scrutini saranno frammentati. Solo più avanti emergeranno i veri candidati forti. È il gioco silenzioso e spietato del Conclave: contano gli equilibri, non le etichette.
Parolin può contare su circa 40 voti iniziali. È percepito come garante di una transizione stabile, dopo un pontificato segnato da aperture e fratture. Ma la sua figura divide: l’accordo con la Cina lo rende inviso a molti cardinali americani, mentre i bergogliani lo considerano troppo prudente. Se la fumata bianca uscisse entro giovedì, dicono in Curia, potrebbe essere lui.

Pizzaballa guadagna terreno: un nome che parla al mondo
A sorprendere molti, però, è la crescita rapida di Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, patriarca latino di Gerusalemme. Ha conquistato consenso trasversale: tra conservatori delusi da Erdo e moderati in cerca di un profilo internazionale. Nelle ultime congregazioni generali, il suo nome ha preso quota, con uno slancio insospettato. Giovane, carismatico, con una forte esperienza interreligiosa, rappresenta una scommessa che molti sono disposti a giocare.
I riformisti si riorganizzano: Aveline e David in testa
Tra i cardinali vicini alla linea di Francesco, si rafforza il fronte di chi cerca una continuità meno divisiva. Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, è in ascesa: la sua messa in italiano e i suoi interventi convincenti lo hanno reso un candidato serio. Pastore e teologo, potrebbe rappresentare l’opzione per chi non vuole né uno scarto né un ritorno al passato.

Più sorprendente è la crescita del filippino Pablo Virgilio David, che ha oscurato il connazionale Luis Antonio Tagle, dato in netto calo. David ha salde radici in Asia, solidi legami in America Latina, e un profilo pastorale che piace a chi vuole una Chiesa più vicina alla gente.
Grech e Romero, il fronte sinodale. Ambongo si ferma
Il nome del maltese Mario Grech, segretario del Sinodo, circola in ambienti riformisti. Potrebbe fungere da candidato ponte per il gruppo dei 60 cardinali sinodali. Non è il favorito, ma può fare da aggregatore. Simile, ma meno forte, il profilo dello spagnolo Cristobal Lopez Romero, attivo in Africa ma cresciuto in America Latina. Più difficile invece l’ascesa dell’africano Fridolin Ambongo, bloccato dalla frammentazione interna ai 18 cardinali africani.

L’uomo dell’equilibrio: Prevost, il nome che nessuno scarta
Se i voti si incartano, potrebbe emergere un nome di mediazione: Robert Francis Prevost, agostiniano statunitense, pragmatico, con forte esperienza in Curia e in America Latina. Stimato, poco divisivo, rappresenta l’outsider silenzioso che piace a molti. E potrebbe diventare decisivo proprio quando la conta sembrerà bloccata.
Si apre il Conclave. Il nome del Papa è ancora nascosto
Nel pomeriggio, mentre i cardinali varcheranno la soglia della Sistina, inizierà la fase più misteriosa e decisiva. I voti si muoveranno, lentamente all’inizio, poi sempre più velocemente. Parolin resta il nome da battere. Ma se Pizzaballa continua a crescere, se Aveline tiene, se David sorprende, tutto potrà cambiare in poche ore. Il nuovo Papa è già tra loro. Ma nessuno può ancora indicarlo con certezza.