
Mentre il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, parlava ai giornalisti a Taranto, dichiarando l’intenzione del governo di fare dell’ex Ilva «il miglior impianto, il più decarbonizzato d’Europa», dal cuore della zona industriale si alzava una densa colonna di fumo nero. Un incendio è infatti divampato nella mattinata di oggi nell’area dell’altoforno 1 dello stabilimento Acciaierie d’Italia, ex Ilva, generando forte preoccupazione tra lavoratori e cittadini.
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Il fumo, ben visibile anche a chilometri di distanza, è stato ripreso da decine di telefoni cellulari: le immagini del rogo sono rapidamente circolate sui social, amplificando l’allarme. Secondo le prime ricostruzioni, confermate da fonti sindacali, a provocare l’incendio sarebbe stato lo scoppio di una tubiera, evento che ha richiesto l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco e l’evacuazione dell’area coinvolta. Fortunatamente non si registrano feriti.
I sindacati: «Allarme e apprensione tra i lavoratori e la cittadinanza»
Non si è fatta attendere la reazione delle sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm, che in una nota ufficiale indirizzata alla direzione di Acciaierie d’Italia (AdI) hanno espresso «viva e fondata preoccupazione» per l’accaduto. Lo scoppio della tubiera e la conseguente emissione di fumo, definita come «visibile anche a notevole distanza», hanno provocato un forte allarme non solo tra gli addetti presenti sul posto, ma anche tra gli abitanti del territorio.
«Quanto accaduto – scrivono i sindacati – ha una rilevanza evidente in materia di sicurezza impiantistica e impone un urgente approfondimento tecnico». Le sigle chiedono quindi un incontro immediato con l’azienda per ottenere chiarimenti sulla dinamica dell’episodio e, soprattutto, per ricevere una relazione dettagliata comprensiva delle misure adottate o previste «a tutela della sicurezza di lavoratori e cittadini».
Sicurezza e trasparenza al centro delle richieste
Il documento inviato da Fim, Fiom e Uilm sottolinea la necessità di avere un riscontro ufficiale, considerato «imprescindibile», a tutela dell’incolumità dei lavoratori, del corretto funzionamento degli impianti industriali e della trasparenza nei confronti della collettività. L’incendio all’altoforno 1 ha sollevato interrogativi anche sulla manutenzione degli impianti e sull’effettiva capacità dello stabilimento di garantire standard di sicurezza adeguati.
Il fatto che l’episodio sia avvenuto proprio mentre il ministro Pichetto Fratin visitava la regione nell’ambito del suo tour elettorale, rende ancora più forte il contrasto tra le parole spese a favore di una riconversione ecologica dell’ex Ilva e la realtà mostrata dall’ennesimo evento critico nello stabilimento. Per i sindacati e per i cittadini, è la conferma che la strada verso un impianto più sicuro e meno impattante è ancora lunga e disseminata di problemi.

Acciaierie d’Italia sotto pressione
Lo stabilimento di Taranto, ex Ilva, oggi sotto il controllo di Acciaierie d’Italia, si conferma così ancora una volta come uno dei nodi più delicati della politica industriale italiana. Ogni incidente o criticità legata alla sicurezza riaccende i timori e le tensioni di un territorio da decenni in bilico tra lavoro e salute, tra sviluppo economico e tutela ambientale.
Il rogo di oggi, per fortuna senza vittime, è solo l’ultimo episodio che mette in discussione l’affidabilità di una gestione che i sindacati denunciano da tempo come fragile e poco trasparente. La richiesta di chiarezza e di un confronto immediato è il primo passo, secondo le organizzazioni dei lavoratori, verso un cambio di passo non più rinviabile.