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Parolin, perché il cardinale Re gli ha fatto “auguri doppi”: cosa c’è dietro al loro abbraccio a San Pietro

Pubblicato: 07/05/2025 17:14
Parolin Re auguri doppi

«Auguri… e doppi». Due parole, pronunciate in un momento solenne e registrate da una telecamera non ufficiale, hanno acceso il dibattito tra vaticanisti, addetti ai lavori e utenti dei social network. A dirle è stato il cardinale decano Giovanni Battista Re, rivolgendosi al cardinale Pietro Parolin durante lo scambio della pace nella messa pro eligendo pontifice, celebrata nella basilica di San Pietro il giorno della partenza del conclave.
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Il gesto — un abbraccio affettuoso, un sorriso e quelle parole scandite con tono partecipe — ha immediatamente alimentato sospetti e interpretazioni: si tratta forse di un endorsement implicito? Un messaggio in codice per sostenere la candidatura di Parolin alla successione di papa Francesco?

Il ruolo centrale di Parolin nel conclave

A chiarire almeno una parte del messaggio è la posizione istituzionale di Pietro Parolin: in quanto segretario di Stato emerito e sotto gli ottant’anni, è tra i cardinali più influenti e in grado di votare nel conclave. Sarà proprio lui, infatti, a presiedere i lavori del collegio cardinalizio durante il conclave apertosi il 7 maggio.

Secondo le norme canoniche, a guidare l’assemblea dei cardinali dovrebbe essere il decano del collegio, in questo caso Giovanni Battista Re, oppure in sua vece il sottodecano, Leonardo Sandri. Ma entrambi, avendo superato gli 80 anni, non possono partecipare né tantomeno votare. È quindi naturale che la guida dei lavori ricada su Parolin.

In questa luce, il primo “augurio” appare legittimo e quasi dovuto: un buon auspicio per il compito delicato e cruciale che il cardinale andrà a svolgere in una fase decisiva per la Chiesa cattolica. Ma il secondo “augurio”? È proprio quel raddoppio a sollevare domande e a dare corpo alle interpretazioni.

La candidatura di Parolin sul soglio di Pietro

Non è un mistero che Parolin sia da tempo considerato tra i favoriti alla successione di Jorge Mario Bergoglio. Con un profilo da diplomatico esperto, un passato da segretario di Stato e una forte capacità di dialogo, Parolin rappresenta per molti l’identikit ideale per il prossimo papa. È stimato anche da molte aree del collegio cardinalizio che auspicano una figura di continuità, ma con una leadership più salda e meno esposta ai conflitti interni alla Curia.

In questo contesto, l’”augurio doppio” di Re ha il sapore di un cortese incoraggiamento per la corsa al pontificato. Non un appoggio esplicito, ma nemmeno un semplice gesto formale. Tanto più che Re è figura di rilievo, decano del collegio cardinalizio e riferimento autorevole all’interno della gerarchia vaticana. Ogni sua parola pubblica, anche se pronunciata quasi sottovoce, ha un peso simbolico e politico.

Un episodio che infiamma i social e divide l’opinione

Il video del momento in cui Re abbraccia Parolin e pronuncia la frase è stato rilanciato rapidamente sui social, dove ha ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni. Molti utenti si sono chiesti se ci si trovi di fronte a una violazione dello spirito di neutralità che dovrebbe accompagnare i giorni del conclave, mentre altri hanno letto nel gesto semplicemente un segno di umanità e fraternità clericale.

Tra gli osservatori, la divisione è netta. Alcuni vaticanisti sottolineano che qualsiasi espressione pubblica di preferenza tra cardinali, in prossimità del conclave, rischia di alterare gli equilibri e le dinamiche del voto. Altri, al contrario, ritengono che le relazioni personali e i messaggi informali siano da sempre parte integrante del complesso processo che porta all’elezione del pontefice.

La corsa al papato resta aperta

Al di là delle interpretazioni, ciò che appare evidente è che il conclave del 2025 si apre sotto il segno di una grande attenzione mediatica e di un clima denso di aspettative. L’età e la salute di papa Francesco, unite a un pontificato segnato da profonde riforme e da tensioni interne, rendono la scelta del successore un momento particolarmente delicato per la Chiesa.

Il gesto di Re, le parole rivolte a Parolin, i video che circolano online: tutti questi elementi raccontano una fase in cui anche i non detti assumono un’importanza cruciale. E dove ogni segnale può trasformarsi in un indicatore di tendenze, in un processo che si svolge a porte chiuse, ma sotto gli occhi attenti del mondo.

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